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  • Show Atalanta, dalla 'fiera di paese' al corto muso di Gasperini: era olandese, ora è italiana e può vincere lo scudetto

    Show Atalanta, dalla 'fiera di paese' al corto muso di Gasperini: era olandese, ora è italiana e può vincere lo scudetto

    • Alberto Polverosi
      Alberto Polverosi
    Ha preso qualche complimento in meno, ma in compenso qualche punto in più e per Gasperini meglio così. Un tempo, nemmeno troppo lontano, l’Atalanta portava via l’occhio agli spettatori, ora porta via il risultato all’avversario, come dice bene la classifica: primo posto insieme al Napoli, 20 punti in 8 partite, 6 in più della scorsa stagione, migliore difesa della Serie A con appena 3 gol subiti.

    Una volta andavi al Gewiss Stadium come i ragazzini vanno a una fiera di paese, dove il divertimento fra “calcinculo” e “montagne russe” era garantito, ora ci vai sapendo che di garantito c’è quasi sempre il risultato. Attenzione, non è che prima non ci fossero punti e vittorie, del calcio di Gasperini si è innamorata mezza Europa grazie alle presenze in Champions, conquistate entrando fra le prime, solo che arrivano in modo diverso. L’1-0 sulla Fiorentina ricorda in parte l’1-0 dell’Olimpico contro la Roma. La differenza sta nel numero delle occasioni da gol: contro i viola il punteggio è rimasto così solo per gli errori di Maehle e le prodezze di Terracciano, mentre a Roma c’è stata più sofferenza.

    Che l’Atalanta sia cambiata è evidente da tempo, non certo dalle ultime due gare. Gasperini ne ha modificato il motore, non lo manda più a pieni giri, gli basta farlo girare a un ritmo normale, per poi colpire (perché la qualità c’è sempre, basta vedere il numero di Muriel sul gol di Lookman contro la Fiorentina) e infine gestire, aspettare e ripartire. Più italiano, meno olandese.

    Con un ritmo del genere, in una stagione senza coppe e con un organico che resta di primo livello (a partita in corso ieri sono entrati Pasalic, Maehle, Malinovskyi e Demiral, quattro nazionali, oltre al giovane Hojlund), l’Atalanta può anche sperare in un cammino al vertice del campionato. E’ più solida, più arcigna, più scaltra, ha addosso una cattiveria diversa, non lascia più nulla per strada. Può concedere il possesso palla (come è successo contro la Fiorentina), ma solo se è inefficace come quello viola. Se ne vedono meno di scorribande di Hateboer, più concentrato e proiettato sulla fase difensiva; si vede meno il difensore (spesso era Toloi) che sale a metà campo per palleggiare con i centrocampisti; si nota di più lo sforzo difensivo anche dei nuovi esterni come Soppy ed Ederson. De Roon continua a costruire (anche se l’incaricato principale della manovra è un grande giocatore completo come Koopmeiners), ma se deve marcare Barak (il più talentuoso fra i viola) lo fa così bene da cancellarlo dal gioco. Alla base di tutto c’è l’intelligenza di un allenatore come Gasperini. Sapeva che il ciclo dell’Atalaolandese, della squadra a pieno ritmo, del pressing feroce, dell’aggressività esasperata era concluso, così ne ha aperto un altro. Può cambiare la dirigenza, può cambiare la proprietà, ma il vero padrone dell’Atalanta resta sempre Giampiero Gasperini.

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