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  • Atalanta, ecco perché la Dinamo Zagabria è una squadra da Champions

    Atalanta, ecco perché la Dinamo Zagabria è una squadra da Champions

    • Marina Belotti
    Hanno mandato due uomini a Marassi per studiare l'Atalanta e il loro spogliatoio è pieno zeppo di video che ritraggono gli 11 di Gasperini. La squadra croata è riuscita non solo a battere, ma a sconfiggere pesantemente l'Atalanta, proprio perché non ha fatto il suo stesso errore: sottovalutare l'avversario. Con una quindicina di Champions alle spalle e campioni del calibro di Dani Olmo che valgono già la bellezza di quaranta milioni, Bjelica avrebbe potuto reagire un po' come Guardiola e dire che quell'Atalanta di stanza vicino a Milano la conosceva sì e no e sarebbe stato facile superarla alla sua prima esperienza internazionale.

    TATTICA VINCENTE- ​Invece no, lui non ha detto se la conosceva ma di certo l'ha conosciuta dal 29 agosto a questa parte. L'ha studiata-ed è stato quasi fin troppo semplice visto che a differenza sua gli 11 che schiera Gasperini sono praticamente sempre gli stessi- e si è appuntato i suoi punti di forza e di debolezza: un attacco straripante contro una difesa a buchi. Dopodiché ha detto ai suoi solo una cosa: al fischio iniziale attaccate tutti gli spazi, dribblate la retroguardia a tre e prendeteli a pallonate.

    COLTI DI SORPRESA-Detto, fatto, la palla a Zapata è arrivata solo nella ripresa. Perché la Dea è cresciuta? Più che altro perché loro hanno decelerato, già sopra di tre. L'Atalanta invece ha pensato di trovarsi davanti un avversario all'altezza, limitandosi a riproporre l'11 di domenica contro il Genoa ad eccezione di de Roon per Pasalic. E forse, paradossalmente, è stato anche questo un errore. La Dinamo Zagabria però, che poi è la Juve della Croazia, non è né il Genoa né l'Everton di due anni fa. E, soprattutto, il girone C della Champions non è l'Europa League.

    NUOVO APPROCCIO- Per affrontarla occorre una mente lucida, concreta, preparata. Occorre un'altra squadra, se non di pedine diverse, di approccio e atteggiamento di sicuro. Magari anche di modulo, perché un centrocampo a cinque più protettivo non è una cattiva idea, considerando che con la differenza reti la Dea è messa davvero male. Contro lo Shakhtar, alla seconda giornata su sei, è già l'ultima spiaggia per l'UEL.

    RABBIA VIOLA-Ma adesso l'Atalanta non deve fare un altro errore: bloccarsi rimuginandoci sopra, come nel dopo Copenaghen. Deve anzi reagire già contro la Viola per non regalarle la prima vittoria e, soprattutto, per mantenere il morale alto e il sesto posto da Europa League, più a misura dei nerazzurri.

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