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  • Atalantamania: che ripresa nella ripresa, questa Dea è (in) folle!

    Atalantamania: che ripresa nella ripresa, questa Dea è (in) folle!

    • Marina Belotti
    ‘N’ è il simbolo della marcia in folle. Significa neutro, nullo. Esattamente ciò che non è stata l’Atalanta nella partita dai due volti contro la Roma. Anche se il tabellino neutro lo è davvero, un pareggio che non racconta una gara che almeno per la Dea vale i tre punti dei tre gol fatti. Questa #AtaRom mostra due facce della stessa medaglia, ma il tricolore al collo lo indossa solo Gasperini.
     
    BERGAMO FA LA STUPIDA- Una partita dai due volti, o forse no. Proprio il mister nerazzurro a fine gara precisa: “Non avremmo giocato una ripresa così, se anche nel primo tempo non avessimo fatto bene”. E in effetti, a ben guardare il merito, lo 0-3 è un ‘risultato a tavolino’ di gambe (nerazzurre) che pedalano ma non fruttano gol, più che di imprese giallorosse. Il Papu era già una furia - centra la traversa da calcio d’angolo - Ilicic ci provava da ogni angolazione, ma la Dea veniva messa all’angolo. Dalla Roma? Macché, dalla sua difesa, che tra Mancini in differita, Toloi tra nuvole cariche di neve e Berisha fuori per un caffè, lascia la porta aperta e dimentica pure la chiave. Che poi ritrova, perché la chiave della rimonta è cancellare tutto e ripartire da zero. Anzi, da 1-3.
     
    CHE RECUPERO!- Una cosa è davvero cambiata nei magici anni europei: l’Atalanta adesso ci crede. Sempre. Anche sotto di tre reti beffarde. Un po’ come la Lazio ieri sera, solo che la Dea non ci sta, sa di essere più bella e si ribella. Qualcuno pensa a un’imminente goleada, a Gasp che al break deciderà di preservare il risultato. Ma altro che Moro, prima di pensare spara Castagne, che con calma e gesso (del suo polso) si invola sulla fascia e usa la testa per il gol al tè-break. E di colpo tutto cambia. Toloi, reduce da una cappellata e un ritardo, usa zucca e capelli per imbucare in posta prioritaria. E che dire di Zapata: preferisce stare sotto a Quagliarella nella classifica marcatori, ma segnare di furore e non di rigore. E alla fine peccato per Ilicic che sciopera col tiro in porta e Barrow che si mangia il gol, perché l’avremmo vinta. La gestione della gara da parte della Roma aveva da un po’ lasciato il posto a un’indi-gestione amara che valeva il quinto posto.
     
    CUORE MATTO- E ora? Ora c’è la Juve. Che se è quella vista in campo ieri sera e la Dea la stessa in rete cinque ore prima, siamo messi bene. La gara è secca e la Signora la vorrà portare a casa nel finale, come solito. La squadra orobica dovrà stare attenta a non sbagliare, anzi, a fare il lavoro sporco della Roma portandosi in doppio o triplo vantaggio entro l’80’. Che se poi si sveglia CR7 resta un margine per i supplementari. Non dico rigori, perché li si sa come va a finire…Anche Berisha è pronto (a sbagliare) dal dischetto. Ma intanto grinta e mordente. Dopo aver sconfitto la Roma, serve un cuore grande così per battere la Juve. Ma la Dea ce l’ha già un cuore matto da legare. Batte forte per l’Europa League.
     

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