Calciomercato.com

  • Atalantamania: che rivincita sulla Lazio! Inter, scansati

    Atalantamania: che rivincita sulla Lazio! Inter, scansati

    • Marina Belotti
    Ci risiamo, dopo questa gara posso dire con certezza che i 4 mesi di stop sono solo un’illusione per la Dea, che è rimasta in tutto e per tutto quella di un tempo. Se contro il Sassuolo ha mostrato il suo lato più aggressivo, quello delle goleade senza limiti e delle gare chiuse al fischio d’inizio, ieri sera ha usato quell’astuzia di cui si era già servita parecchie volte. L’attacco in folle, la mediana in stallo, la difesa in bambola e via sotto di due gol dopo pochi minuti. ‘Chissà quanti gliene rifila ora della fine, avranno pensato in tanti, ma soprattutto deve averlo pensato l’Aquila biancoceleste, che ci è cascata in pieno. Perché nonostante lo stadio vuoto, al break nessuno dei laziali ha sentito il Papu sussurrare ai si suoi nel tunnel: ‘Tranquilli, quando usciamo la ribaltiamo!’.
     
    A BERGAMO NON SI PASSA- E’ proprio quella convinzione che era mancata alla Dea nelle ultime due gare, non senza polemiche, giocate contro la banda di Inzaghi. La finale di Coppa Italia, ancora un incubo per i nerazzurri, e il 3-0 dell’andata che al 90’ diventa 3-3. Sembrava un’impresa quella della Lazio allora, con due rigori discutibili, ma la vera impresa è quella di ieri sera, pareggiarla solo per vincerla. Per togliere 3 punti preziosissimi nella rincorsa scudetto di cui la Dea, che lo vogliate o no, ne sta decidendo le sorti. Dopo l’astio e le polemiche per un match che si sarebbe dovuto giocare il 7 marzo perché il 6 a Lotito non andava, l’Atalanta si è presa una bella rivincita sul campo. Tiri totali? 24 vs 6. Tiri in porta? 7 vs 3.
     
    PASS PER L’EUROPA- Tutto merito di una competizione chiamata Champions League che alla Dea ha regalato esperienza, convinzione e sicurezza in sé stessa. Non è più la Dea dell’Olimpico, è una Dea dell’Olimpo, memore dei suoi punti deboli (il contropiede, le verticalizzazioni avversarie) ma consapevole che quelli forti sono di più (il sacrificio, la costanza, il fiuto del gol, il feeling sotto porta, l’1 contro 1, il lavoro delle ali, continuo?). Mi fermo, con un esempio che spiega tutto. La Lazio non giocava da 4 mesi, eppure ben 4 giocatori hanno chiesto il cambio a Inzaghi. L’Atalanta tornava a correre dopo sole 72 ore eppure, quando Gosens è stato ‘costretto’ a uscire, ha tirato un calcio alla panchina. E Gomez con i crampi è rimasto in campo. Sono 11 leoni che si vogliono prendere tutto. Inter inclusa.
     
    INTER A UN PASSO- Meno 4. Sono i punti che separano la Dea da un terzo posto storico e bissato. Sono i giorni che hanno contato i nerazzurri al fischio finale prima di un’altra gara della vita. Quella contro l’Udinese fuori casa. Sperando che intanto, il tanto amato e odiato Andreas Cornelius, non abbia esaurito le sue cartucce. Perché se i nerazzurri milanesi si perdono in elucubrazioni su come soffiare Robin Hood Gosens alle rivali europee (ci tenevano tanto anche per Gagliardini…), il tedesco nel frattempo potrebbe tradirli sul campo, superando la cifra tonda e arrivando il 2 agosto- a Bergamo- a un faccia a faccia pericoloso ai fini della classifica. Altro che il 3-3 a tratti noioso di Inter-Sassuolo, Atalanta e Lazio giocano un altro calcio e meritano di stare sopra. Entrambe. I tre gol della Bergamasca dicono tutto di lei. Quello di Gosens, la certezza di stare bene e di fare male. Quello di Malinovskyi, il jolly da giocare quando l’asso è già passato e la scala in salita. Quello di Palomino, il simbolo dei ribaltoni possibili, da peggiore a migliore in un niente. E chapeau al Papu, leader indomabile a cui manca solo il gol ma non la voglia di agguantare un meritatissimo terzo posto. Inter, guardati alle spalle, anche se più piccola come Gomez, la Dea può passarti sotto le gambe senza che neanche te ne accorgi. Magari mentre sbagli un gol a un passo dalla rete.

    Altre Notizie