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  • Atalantamania, da Ilicic al Papu il tridente che resiste: meritano il contratto a vita!

    Atalantamania, da Ilicic al Papu il tridente che resiste: meritano il contratto a vita!

    • Marina Belotti
    In poche ore si è temuto il peggio: i punti solidi dell’Atalanta di patron Antonio Percassi hanno cominciato a sciogliersi, uno dopo l’altro, sotto il solleone estivo. In poche settimane un terremoto di grado 3 ha sconquassato il fiore all’occhiello orobico, quel tridente delle meraviglie che ha spaventato i portieri più esperti d’Europa. Il lungo (Ilicic), il corto (Papu) e il pacioccone (la pantera Zapata), per lungo tempo pedine incedibili, fino a ieri erano solo scomode incognite. Ma ora, con l’autunno alle porte, a cadere oltre alle foglie sono anche le incertezze.

    UN DOMINO - Il primo a crollare è stato Josip Ilicic, dal punto più alto, e il tonfo è stato epocale. Per anni i nerazzurri e lui stesso (tra qualche tempo inizierà...) continueranno a chiedersi dove sarebbe arrivata Questa Atalanta con il suo mancino. Ma adesso la Dea 2020/21, composta da veterani e da Piccini, guarda solo al futuro e il ritorno in campo dello sloveno a Zingonia lo illumina a giorno: tra dribbling e colpi di tacco ritroverà se stesso più che in ogni altro posto, insieme al rivale-discepolo Aleksey Miranchuk, ansioso di imparare da lui. Ma mentre “Zapata l’inappuntabile“ si fa cogliere in flagrante di ritorno dalla Sardegna e rimane dentro (ma fuori dai campi) a smaltire il post vacanza, ecco che accade l’impensabile. Arrivano voci di un forte interesse per il Papu Gomez - qui nulla di strano visto il suo perenne climax ascendente - che questa volta sembrano però impensierire seriamente l’argentino bergamasco. Solito fake di mercato? No, tutto vero, il capitano allenta la fascia e prende tempo.

    IL PAPU LO SA... - "I soldi non fanno la felicità". Già, i soldi, l’Arabia ha scatenato la rabbia dell’Atalanta andando a offrire l’impossibile con l’unico mezzo possibile: lo stipendio di una vita, fino ad un triennale da 22,5 milioni di euro, per gli ultimi anni della sua vita calcistica. A naso, l’Al Nassr deve aver capito che per arrivare a stringere la mano, pardon, il gomito, al numero 10, doveva presentarsi vis a vis e volare in Italia carichi di contanti e promesse. Ma il quasi 33enne Gomez, con Bergamo, ha costruito un legame troppo forte per essere spezzato, è lui il simbolo della scalata all’Europa, è lui la bandiera dell’Atalanta con la B maiuscola. Troppi ricordi e sentimenti sul piatto, uniti ad aspetti ben più concreti ma necessari: la cultura agli antipodi, la scuola dei figli, i tanti progetti imprenditoriali avviati in bergamasca. La scelta di Gomez - di rifiutare e restare in quella che considera la sua famiglia, è ormai questione di ore - arriva dalla ragione e dal cuore, ma un po’ di più da quel muscolo che si infiamma per Bergamo. La sua fedeltà ai colori nerazzurri e il suo attaccamento a un progetto che potrà vederlo protagonista anche con le scarpette al chiodo, non è però scontata, anzi, è lodevole e va premiata. Gomez è figlio di Percassi, che l’ha lasciato libero di scegliere: entrambi uomini d’onore, professionisti e appassionati, lungimiranti e riconoscenti. Per questo il contratto a vita sarebbe il più bel regalo. Per i tifosi, ma anche per lui, che ha capito di voler dire addio al calcio giocato sotto la nuova Nord e la Nuova Sud nel Gewiss Stadium di Champions che verrà. Prima di imboccare il tunnel, fare il nodo alla cravatta e passare dall’altra parte della barricata.

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