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  • Atalantamania: dal Papu a Ilicic, gli over 30 meglio dei baby fenomeni

    Atalantamania: dal Papu a Ilicic, gli over 30 meglio dei baby fenomeni

    • Marina Belotti
    122 anni. Ebbene sì, l’attacco scattante e sempre di corsa dell’Atalanta, quello dai quattro ai sette gol a partita, il più proficuo e invidiato della Serie A, è ‘over ultracentenario’. E i pilastri a cui si appoggia, sono una nonna-Josip Ilicic- e un folletto-papà Gomez-che vanno per i 33. (‘Come, ho sentito bene? Ripeta 33’). A Zapata e Muriel, le punte di diamante che a turno spingono in rete la sfera, mancano poco più di 10 mesi per girare la boa degli ‘enta’. Sembra incredibile, ma in un’Italia del calcio che rincorre il ‘tutto e subito’, che manda scout dall’altra parte del mondo a monitorare bambini prodigio a cui chiede una continuità impossibile, non sono i baby fenomeni a fare la differenza. Spesso diventa tutto troppo per i Matthijs De Ligt e i Justin Kluivert: troppe le richieste, troppe le pressioni e troppi i soldi (il Barçaimpone a dei 16enni 100 milioni di clausola). Ma a mancargli è proprio una delle qualità più importanti nel calcio: l’esperienza. Quella che negli anni ha portato a Bergamo Riccardo Zampagna, con le sue rovesciate da cineteca, e il 34enne Marco Nippo Nappi, che regalò alla Dea la promozione in Serie A.
     
    LA STORIA INSEGNA- Anche l’Atalanta ha imparato, cadendo, a non fare lo stesso errore. Ma con Musa Barrow ci era proprio cascata: dopo l’esplosione con la Primavera e un paio di buone partite tra i grandi, il suo futuro da Big era già sulla bocca di tutti. Tant’è che, adesso fa sorridere ma è la verità, quando arrivò Duvan Zapata non si ebbero dubbi su chi dei due dovesse partire dalla panca, e non era il gambiano. Del resto, proprio nei verdi prati della Zingonia fucina di talenti, è difficile non farsi ammaliare da quei minorenni che sanno dare del tu al pallone. Ieri c’era Dejan Kulusevski, oggi c’è Amad Traoré, domani chissà. Ma il Maestro Gasperini, proprio lui che dell’esperienza maturata in tante panchine ha fatto la sua carta vincente, aveva frenato le lingue e smorzato l’entusiasmo: “La Serie A è un’altra cosa, Barrow non è ancora pronto”. Detto, fatto.
     
    OVER THE TOP- Concedetemi una parentesi per un brevissimo sondaggio. Se doveste scegliere la migliore Top 11 in campo, preferireste schierare un 3-4-2-1 con Rui Patricio; Boateng, Otamendi, Marcelo; Di Maria, Nainggolan, Ozil, Mata; Aguero, Diego Costa; Lewandowski, oppure lo stesso modulo ma con Donnarumma; Diogo Dalot, De Ligt, Zagadou; Gedson, Havertz, Zaniolo, Diaz; Kluivert, Woodburn; Isak? Tutti bravi, per carità. Ma undici di loro hanno undici anni di calcio in più alle spalle. Non poco, eh? E non andate a dire in giro che però, con la ‘vecchiaia’, si acquista in saggezza ma si perde in velocità. I giocatori dell’Atalanta potrebbero scoppiare a ridervi in faccia.
     
    L’ESPERIENZA NERAZZURRA- Perché a parte il quasi candidato al pallone d’oro e il capitano nerazzurro (che sono come il vino), l’Atalanta in questi ultimi tre anni e mezzo è cresciuta tanto in campo e in fiducia, quanto anagraficamente. Se la prima EuroDea era dei baldi giovani Conti, Caldara, Petagna, Kessie e Gagliardini, quella che rischia di giocare (e vincere) oggi con Real e Barçaè dei saggi Toloi (1990), Palomino (1990), Freuler (1992) e de Roon (1991). E gli ultimi due, credetemi, viaggiano a duemila all’ora. La Dea della giovinezza di ieri si è trasformata nell’esperta Atalanta di oggi. E se già prima era un bruco che prometteva bene, adesso è una farfalla che vola alto nei cieli d’Europa.

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