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    Atalantamania: divieto di sosta

    Atalantamania: divieto di sosta

    C'è una Dea che oramai ha 106 anni e un giorno, e c'è un futuro che è verde. Soprattutto nelle carte d'identità. Ma è un verde che si mischia con l'azzurro, in un tripudio cromatico il cui domani potrebbe essere semplicemente nerazzurro. Da Baselli a Molina, da Zappacosta a Pugliese, il futuro dell'Atalanta s'intreccia col serbatoio dell'Italia.

    Auguri, Dea, e soprattutto un augurio: che il vivaio continui a sfornare talenti. Se poi di gran soldi non ne girano più, a Bergamo come in tutto il resto del movimento pallonaro, conviene costruirsi in casa i giovani del futuro, e dalle parti di Zingonia è ricetta tradizionale. Certo, serve anche il coraggio di lanciarci: in giro per l'Italia a farsi le ossa, poi con la casacca della Dea per sfondare.

    Per festeggiare più concretamente, intanto, la Dea ha preparato il pranzo. Può essere certamente indigesto, perché la Lazio è pur sempre un brutto cliente, ma la base da cui ripartire è solida. Le vittorie contro Udinese e Chievo hanno rilanciato un'Atalanta che pareva moribonda e si è rivelata tonica. Ha vinto col vecchio: vecchio modulo, vecchi giocatori, vecchia mentalità. E domenica, magari, ci si toglierà l'amletico dubbio con cui ci si è congedati in vista della pausa-Nazionali: sosta positiva per tirare il fiato o parentesi fastidiosa per una squadra che pareva lanciata? Si spera di ripartire come ci si era lasciati, affinché la sosta non sia anche nei risultati.

    Lo dirà il campo. Quello stesso giudice supremo che ha regalato qualche sorriso dalle nazionali Under e pure un'inaspettata buona novella che arriva dall'altra parte del mondo, da chi non è più imberbe: doppietta di Mario Yepes (difensori atalantini goleador pure con la nazionale...), Colombia che vince e che fa perdere la testa di serie all'Italia. Che sia un buon viatico per la parentesi atalantina di Apocalypto.

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