Calciomercato.com

  • Atalantamania, ecco perché la Juve non doveva staccare la Spina da Bergamo

    Atalantamania, ecco perché la Juve non doveva staccare la Spina da Bergamo

    • Marina Belotti
    DI LEO IN LEO- Un Leo che va, un Leo che viene, dicono a Torino. Perso Bonucci, i bianconeri pensano già al futuro rientro di chi, se ne sono accorti da un po’, promette davvero bene: Leonardo Spinazzola, umbro classe ’93, in prestito all’Atalanta fino al 30 giugno 2018. Il diritto di controriscatto però, non è solo la Juve a volerlo esercitare 10 mesi prima, ma lo stesso Spinazzola che, dal 7 luglio 2016, sa di averne fatta di strada e ora vuole continuarla sui binari di un treno per Torino. Un treno diretto, disposto a saltare le fermate intermedie delle amichevoli, degli allenamenti e delle prime importanti partite di campionato. Una presa di posizione evidente che a Bergamo non è stata mandata giù. Dopo le prestazioni di De Sciglio alla Supercoppa contro la Lazio, in casa bianconera non vedono l’ora che il rinforzo torni alla sua casa madre. Ma se una piazza lo aspetta a braccia aperte, c’è un’altra piazza che non ne vuole più sapere di lui.

    SOLO JUVE- C’è chi l’ha paragonata alla foga di Conti per il Milan, che posticipava le vacanze e non dormiva la notte per sognare in rossonero. Chi addirittura lo paragona a Donnarumma e, come i cugini milanisti qualche tempo fa, inneggia al: “Se alla fine dovesse restare a Bergamo, voglio che passi l’anno in tribuna a meditare”. Perché questo? Perché sembra che Spina, EuroSpin come l’avevano chiamato orgogliosamente i tifosi atalantini dopo la conquista del quarto posto, abbia rifiutato un aumento consistente pur di andarsene da Bergamo e raggiungere l’amata Juve che l’ha cresciuto e ha puntato su di lui. E questo, baci di maglia e fasce di capitano a parte, ricorda molto il rifiuto del Gigio ai 5 milioni a stagione di rinnovo. Qui si parla “solo” di 700 mila euro respinti ma, considerando i 250 che prende attualmente, sfiorano il triplo del suo ingaggio. Se non ne facciamo una mera questione di soldi, l’Atalanta ha fatto un passo simbolico verso di lui, una dichiarazione d’amore non corrisposto: la sua freccia di Cupido punta dritto la Champions e il prestigio. Ecco quindi arrivata la seconda rottura dopo la prima, giusto una settimana fa: in lista nei convocati per la partita a Valencia, all’ultimo non parte, chiaro segnale di addio, rimasto indigesto ai tifosi.

    COSA PERDE ALL’ATALANTA- Stima, questo è certo. Ma non solo. Minutaggio: alla Dea aveva la certezza del titolare, l’alta probabilità di crescere, di raddoppiare i cinque assist realizzati finora e, perché no, di insaccarla pure una volta. Invece lascerà Bergamo a secco di gol, perderà il posto da titolare in Europa, in Coppa, in campionato. Lascerà Bergamo, che gli ha offerto un trampolino di lancio, con una situazione negativa alla vigilia di una sfida che lui sa essere importante. Ora senza di lui ci manca una pedina, un esterno di valore sia in fase arretrata che nella spinta in avanti. Nell’Atalanta poteva risaltare ed essere qualcuno, con orizzonti più limitati di quelli bianconeri, sicuramente, ma che comunque avrebbe raggiunto tra dieci mesi. O anche a gennaio, perché no: la troppa fretta però, spesso è cattiva consigliera.

    COSA PERDE ALLA JUVE- Che fretta c’era, maledetta Primavera, viene dunque da dire: il richiamo dei giovani verso le grandi piazze è fin troppo assordante. Gli atalantini comunque, conoscendo il suo talento, si augurano non bruci come Schelotto o si ritrovi ad ammirare il suo idolo Buffon dalla panchina. Perché a Torino può perdere il campo: anche se Asamoah partirà verso il Galatasaray, essere il vice di Alex Sandro non sarà semplice. Sicuramente niente a che vedere con i chilometri macinati in 2500 minuti con la casacca nerazzurra. Lui che, ricordiamolo, ha più o meno brillato in B nella squadra della sua città e ha fatto una sola una stagione in A: grande campionato per carità, tanti talenti insieme hanno portato l’Atalanta in quarta posizione, ma presi singolarmente quanti di loro continueranno a tener alto il potenziale? Caldara, timido e saggio, ha mostrato lungimiranza e capacità di attesa. Spinazzola, forse, ha staccato la spina da Bergamo troppo presto. E, se è vero che il destino ci mette sempre del suo, non fu un caso che quattro mesi fa proprio contro la Roma non venne convocato per un risentimento. Questa volta, però, non fisico, ma dell’animo dei bergamaschi.
     

    Altre Notizie