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  • Atalantamania, Europa League da pelle d’oca: il girone peggiore, ma che onore!

    Atalantamania, Europa League da pelle d’oca: il girone peggiore, ma che onore!

    • Marina Belotti

    Dal 13 maggio Bergamo è divisa. Dopo il pareggio contro il Milan che ha sancito l’entrata ufficiale dell’Atalanta in Europa League, il popolo nerazzurro si è schierato in due diversi raggruppamenti: da una parte gli ambiziosi, dall’altra gli orgogliosi, in una sorta di Ciao Darwin atalantino.
    GLI AMBIZIOSI- I primi hanno atteso il 25 agosto con la speranza che i bussolotti riservassero per l’Atalanta squadre battibili e una fase a gironi alla portata. Non contenti dell’Europa raggiunta, insoddisfatti del quarto posto, gli ambiziosi sognavano Skënderbeu, Young Boys, Rijeka. La loro preoccupazione più grande era portare avanti il sogno nerazzurro in Europa: vincere ad ogni costo contro avversarie più deboli, poco importa del lustro e delle super trasferte. A loro non stuzzica l’idea di varcare stadi storici, non interessa partecipare, solo vincere. Un affronto il sorteggio di ieri, ma uno spirito talmente ambizioso che le nuove avversarie non hanno cambiato i loro piani: «Pazienza, vorrà dire che andremo a Lione due volte, nei gironi e poi per la finale».

    GLI ORGOGLIOSI- E di «Evviva!». Per gli orgogliosi è questo il significato della vocale a cui appartiene il gruppo dell’Atalanta. Ancora non ci riescono a credere di aver centrato l’Europa: sono già stati alle trasferte ad Altach e a Valencia e ora sognano ancora più in grande. Quando i bussolotti venivano estratti, avevano una sola idea in testa: il gruppo H, l’Arsenal, Londra. Poco gli importerebbe del tabellino finale. Ma niente, se gli ambiziosi sospiravano sollevati, loro sbuffavano delusi. Poi ecco l’«Eeeeeee!», un po’ d’esclamazione un po’ di conferma dell’illustre gruppo preposto. L’orgoglio di poter un giorno raccontare a figli e nipoti i grandi match che la loro Atalanta affronterà, supera di gran lunga la domanda «Come ne usciremo?». Se l’Europa va giocata, allora va giocata bene, con squadre di livello: Everton e Lione sono degne avversarie con cui sfidarsi, e per l’Apollon Limassol si può chiudere un occhio. Poi si gettano sul computer per prenotare i voli per l’Inghilterra: Londra? Manchester? No, Liverpool. Un momento di panico li assale perché dalla Malpensa risultano tutti pieni il 14. Ma no, pericolo scampato, il 14 si gioca a Reggio Emilia, temporanea casa dei sogni nerazzurri. Intanto hanno già prenotato i pullman per Lione.
    INFERNO DORATO- Certamente lo spirito degli orgogliosi è facile da comprendere. L’Atalanta manca dall’Europa da ben 26 anni e chissà quando ci tornerà: il Sassuolo ci presta lo stadio, e per tanti faremo la sua stessa fine, ma certo è che sarà difficile replicare una stagione come quella passata. Una volta centrato l’ambito traguardo europeo è bello poter confrontarci con vere big internazionali, che fanno venire la pelle d’oca anche solo a pronunciarne il nome. Misurarsi con Rooney o entrare in un Parc Olympique da quasi 60 mila posti non capita certo tutti i giorni a una provinciale. Una pelle d’oca che, a rovescio della medaglia, si tramuta in brividi di paura. Sarebbe un peccato che il sogno europeo, tanto faticosamente raggiunto, andasse in fumo ancor prima dell’Immacolata. Gasp ha detto che ce la saremmo giocata, Percassi vorrebbe fare bella figura, e dopo i sorteggi mantenere queste promesse sembra un pizzico più complicato. Comunque sia, senza contare che si chiamava calcio d’agosto, il Valencia, il Lille e il Borussia Dortmund sono usciti a testa bassa dai match contro gli atalantini e persino una Roma da Champions ha incontrato non poche difficoltà. L’Atalanta ha dimostrato di saper tenere testa alle grandi ed è fin troppo facile immaginare cosa significherebbe passare il girone con avversarie di quel calibro: per gli ambiziosi, strada spianata verso la finale, per gli orgogliosi, competizione che potrebbe anche finire qui. Altrimenti, rimarrà per tutti un fine anno da ricordare per le sfide illustri e impegnative, per le trasferte storiche da cui potremo uscire, ma a testa alta. O, come direbbero ambiziosi e orgogliosi bergamaschi, ‘a crapa olta’.


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