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  • Atalantamania: l’EuroDea ingrana ‘i quarti’, Hateboer è il matador!

    Atalantamania: l’EuroDea ingrana ‘i quarti’, Hateboer è il matador!

    • Marina Belotti
    Quarta in campionato, a un passo dai quarti, con quattro gol nel sacco e la migliore trequarti. I numeri ci sono tutti, l’EuroDea si fa in quattro tra A e UCL, persino Hateboer dice ‘trentatré,’ e quel numero- sconosciuto ai più- lo scrive due volte, sul tabellino che pende nella Scala del calcio, in Champions League. Forse è questo che più colpisce in una Dea che più non stupisce: non è Ilicic a calare il poker con le sue magie, non è Gomez a segnare, né Zapata dalla panca (ah, era in campo?) ma a dettare il tempo è l’orologio svizzero a 11 carati marca Freuler e la doppietta di chi proprio non ti aspetti. 
     
    MATADOR- Lui, il più criticato di tutti i nerazzurri, l’olandese volante più spesso a terra, additato perfino da qualcuno con il più infelice degli epiteti-“Da Serie B!”-decide la gara. Non solo: una doppietta nel sacco, sì, ma anche tanti salvataggi in area piccola e rimpalli a centrocampo a favorire le ripartenze di casa. Reduce dal regalo a Dzeko e da altre frittate, si prende la sua riuvincita, dimostrando di saper azzerare, ripartire e zittire tutti. Immenso ieri sera, resta l’unico titolare orfano di rete in campionato, ma vuoi mettere la doppietta agli ottavi di Champions? E dire che non doevav nemmeno giocare, ma lasciare il posto a Castagne. Ma per questo esiste lui, Gian Piero Gasperini, che nel parco giochi Atalanta spinge una Dea altalenante, con giocatori ieri da thriller oggi da Lode, che sa riconoscere e lanciare in aria al momento giusto. Ed ecco che il suo tridente leggero ci va giù pesante.

    UNA VITTORIA CHE ANCORA NON VALE…NCIA- Quasi quasi, abituati alla Dea delle pazze rimonte, dell’impossibile che diventa possibile, del meglio che arriva quando nessuno ci crede e la pressione si azzera, avremmo preferito un 1-4 al contrario. Quasi però, una provocazione, certo, perché poi non è detto che avrebbe centrato anche questa impresa e perché per una volta partire in vantaggio non fa poi così schifo. Un vantaggio meritato, tra l’altro, perché è vero che il Valencia tra palo e sfortuna 3 gol li avrebbe potuti insaccare, ma è altrettanto vero che la Dea poteva arrivare a sette. 7-4, sempre tre reti di scarto ma con una differenza vitale: Gollini ha evitato i gol che valgono doppio. In Spagna adesso passano solo con i tre gol di scarto, ma solo se la Dea non realizza. Ecco quindi cosa NON bisogna fare a Valencia: sedersi, sottovalutare, pensare che sarà facile. Niente di più sbagliato, la Lazio del 3-3 insegna, le gare si possono ribaltare come nulla. L’approccio deve essere quello di ieri sera, senza calcoli, dritti in rete. Più gol si fanno, più c’è speranza di passare anche con una goleada spagnola. In Champions i dettagli fanno la differenza e quel Cheryshev ha un conto in sospeso e una fame da lupi.
     
    MALATI DI TIFO- E infine un applauso a quel muro di 43mila nerazzurri che ha colorato San Siro. Ha tremato il Meazza al ‘The Champions’, tra le magiche luci dei telefoni, le stelle dei concerti migliori. Ma a cantare, questa volta, erano milgliaia di bergamaschi, nonni, padri, figli e nipoti che hanno saltato la scuola, chiesto il permesso dal lavoro, chiuso l’attività ‘per andare all’Atalanta’. Ieri hanno raggiunto San Siro già alle 17, oltre 40mila a cavalcare l’ippodromo diretti allo stadio ,e tra di loro, c’è chi ha chiesto l’ennesimo prestito per esserci anche a Valencia. Gli orobici, legati come non mai alla propria terra, con l’Atalanta hanno imparato a chiamare ‘casa’ gli stadi di mezza Italia e a far sentire a casa i nerazzurri in campo. Qualunque campo, anche il Mestalla al di là del Mediterraneo, dove l’EuroDea combatterà per i quarti, altra pagina di una favola che non ha la parola fine. Ma un ‘Road to Istanbul 2020’.

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