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  • Atalantamania: Malinovskyi, la spia pronta a tradire la patria

    Atalantamania: Malinovskyi, la spia pronta a tradire la patria

    • Marina Belotti, inviata a Parma
    Si era capito subito, nel mezzo del cammin di nostra Champions, che quel Ruslan da poco di casa a Bergamo non aveva la stoffa per incitare i compagni da bordocampo. Perché Malinovskyi, quel posto al centro del campo, se lo merita tutto, anche a costo di rubare il posto fisso al capitano più mutevole di Bergamo. Il Papu capirà.

    MOLTO BENE MALINOVSKYI- Se ai vari corner assegnati all’Atalanta la metà dirotta verso la porta, col tacco del numero 18 si raggiunge doppia cifra e raddoppiano le possibilità per la Dea non solo di segnare, ma di far tremare le gambe al custode di turno. L’unico a dribblare con arguzia l’uomo e creare così più opzioni di passaggio in avanti. Corsa e qualità al servizio della squadra, grinta da Nazionale e calci di punizione che fanno gettare più volentieri a terra gli attaccanti bergamaschi. E, ciliegina sulla torta, Ruslan Malinovskyi parla pure ucraino, e il gioco dei suoi connazionali lo sa interpretare alla perfezione. Come Pasalic con i croati, dopotutto, anche se subentrò quando la Dea aveva già perso a tris. La spia ucraina va messa dentro subito contro i nemici/amici dello Shakhtar, per tentare quel miracolo che l’Atalanta è stata capace di fare tante volte, l’ultima ieri, con tre gol in dieci minuti. Sì, l’avrebbe pure vinta, ma stavolta il Var funzionava.
     
    IL SIPARIETTO-È il primo gol che segno di esterno destro, lo dedico alla mia ragazza e ai miei genitori, che mi sono stati accanto durante l’infortunio”: è rinato Timothy Castagne al suo ritorno in campo e la Dea è tornata a correre su entrambe le corsie. De Roon gli urla che è stata solo questione di c…fortuna, ma Castagne, che dal fuoco questa volta le ha tolte tutte per davvero, è chiaro: “Con tutti i palloni che ti ho dato, tu non ne hai messo nemmeno uno dentro!”. Sì perché, scherzi a parte, con un primo tempo così dominante è improponibile esser sotto di uno. Ma Muriel vuole fare tutto da solo, Zapata è troppo isolato, la difesa a turno si traveste da Babbo Natale e i tiri da fuori sono da doppia riga rossa. Poi, dopo tutti questi anni di gioco gasperiniano, le avversarie hanno capito di fiondarsi a marcare a uomo. E se il modulo dell’Atalanta non subirà cambiamenti, allora sono i suoi giocatori a dover crescere.

    ROMA-REGGIO-Inutile scervellarsi a scrivere pagelle, cronaca o commento prima del 96’: con quest’Atalanta, le partite non finiscono ‘fino a quando arbitro fischia’. Soprattutto, aggiungo io, se la Dea è sotto di almeno due reti. Niente è certo, a pochi giorni dal duo contro Roma e Sassuolo. Si passerà dalle stalle dell’Olimpico-infelice notte di finale di Coppa-alle stelle nel palco della Champions conquistata quattro mesi fa. Con la gara a San Siro tra otto giorni, qualche turnover è d’obbligo e se mister Gasperini ha tanti talenti da intervallare tra centrocampo e attacco, non può dire lo stesso della difesa. Un danno se il danese Kjaer non sarà pronto per una delle prossime tre, alla Dea toccherebbe ancora subire per poi cercare di rimontare. Ma funziona solo in campionato, con la Champions ha già capito che è tutta un’altra storia.

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