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  • Atalantamania: Muriel, 1, Muriel 2, Muriel 3, chi offre di più?

    Atalantamania: Muriel, 1, Muriel 2, Muriel 3, chi offre di più?

    • Marina Belotti
    Un black and blue Monday di svendite oggi, conviene approfittarne. L’unica pecca del giorno più consumistico dell’anno è che il 16 dicembre bisogna accontentarsi: come pacco di Natale c’è solo lui, un Luis Muriel sotto l’albero. Sta bene, nessun infortunio, ottima forma fisica, ma vi sconsiglio di utilizzarlo come segna posto. Perché dimenticavo di dirlo: lui, al suo posto, non segna mai.
     
    LA CONTROPROVA DEL 9- O meglio, di rigore sì, la infila eccome, freddo e cinico nonostante gli arbitri attendano delle ore prima di dare il via dal dischetto che anche una statua perderebbe le staffe lasciandosi andare all’emozione. Non Muriel, lui si tiene tutto dentro, salvo poi ballare con il palo della bandierina. Il problema è tutto il resto: ben vengano i rigori per carità, è l’unico dell’Atalanta in grado di trasformarli senza sbagliare, ma con tre impegni da portare avanti serve ben altro. E dire che doveva e poteva essere la sua grande occasione, con Zapata fuori dai giochi e forse promesso già a qualche Big da Champions (all’Atalanta, quindi). E invece, dopo la tonsillite, il mal di gol è tornato più forte del solito. E non sono solo le incredibili occasioni da rete mandate alla malora sulla linea di porta, lui che è spinto più in avanti possibile dal Gasp solo per frantumare lo specchio. Sono i falli ingenui, che quasi ti becchi il rosso e spezzi il sogno di 120mila bergamaschi col cuore a Kharkiv, sono le 16 palle perse e i 4 duelli da cui esci sconfitto, tutti dati della gara di ieri. Contro il City? No, era il Bologna, che veniva da 7 palloni raccolti in fondo al sacco in due giornate. 
     
    MAL DI MURIEL- Eppure Muriel non solo non ne ha fatto mezzo, ma non ha partecipato alla costruzione delle azioni. Hanno avuto più occasioni Pasalic, Malinovskyi, Barrow e persino Colley, entrato solo per 11’. Se Kjaer è stato scartato perché non riesce a inserirsi nel gioco gasperiniano dell’Atalanta, forse potremmo dire la stessa cosa di Muriel: dal rinvio lungo di Gollini agli affondi delle retrovie, dallo smistamento palla del centrocampo alla corsa delle due ali per un cross al centro, questi passaggi ben oleati fanno della Dea la squadra dal bel gioco e dalle belle prestazioni. E, in teoria, il miglior attacco del campionato. Ma se non sei in grado di concretizzare l’ultimo passo di un marchingegno perfetto servi a poco e il sorrisetto beffardo che compare dopo ogni errore sta stufando qualche nerazzurro. Mister Gasperini, ieri in conferenza stampa, ha fatto intendere tra le righe che con i giovani Piccoli, Colley, Traore e Barrow non si va lontani agli ottavi di Champions. Ergo, serve un attaccante- sempre che non rientri Zapata prima delle Idi di Marzo- non per forza da acquistare, lo si può scambiare con Muriel. Oggi le fondamenta ci sono, manca solo la punta del palazzo nerazzurro. E, a proposito, proprio l’esperto Palacio non sarebbe male. E’ da due anni buoni che il Gasp lo chiama, e ieri aveva gli occhi iniettati di nostalgia: non era una partita da perdere, non con tutte quelle occasioni. L’unica rimasta oggi, è Muriel a prezzo scontato.
     
    E tra pochi minuti, ecco il sorteggio Champions. In mezzo a previsioni e incubi (c’è chi è apparsa in sogno la Tour Eiffel, chi la paella), ci si divide tra la Storia da scrivere (Bayern, Liverpool, Barca e PSG) e il sogno di continuare (Valencia, Lipsia). Da mezzogiorno il Bologna sarà già dimenticato, testa e cuore voleranno verso un capoluogo europeo, con una promessa prima dei saluti di Natale: battere il Diavolo, magari con un gol di Muriel.
     

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