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  • Atalantamania: se non hai cara la pelle, paghi caro l’Apollon
Atalantamania: se non hai cara la pelle, paghi caro l’Apollon

Atalantamania: se non hai cara la pelle, paghi caro l’Apollon

  • Marina Belotti
Nel giorno dei morti anche la Dea sprofonda e rivela la sua natura mortale. Voleva vincere facile la bergamasca dai capelli al vento ma alla fine al vento butta proprio la vittoria, perché il gioco del calcio è gioco solo per modo di dire e niente è davvero facile né scontato. Anzi, il prezzo a volte è caro o carissimo, come accaduto ieri sera tra il 93’ e il 94’: nei titoli di coda la scritta ‘rimandata’.

RIMANDATA- Rimandata la qualificazione ai sedicesimi, rimandata la vittoria e rimandata a casa l’Atalanta con tanti debiti da scontare. Illudere e deludere è ormai la specialità della squadra orobica e l’unico a non esserne sorpreso è proprio mister Gasperini, che aveva già espresso tutta la sua amarezza dopo la sconfitta contro l’Udinese: “Se perdiamo così partite come questa, potremmo sbagliare anche a Nicosia.” E infatti. Nicosia, da ‘nike’ = vittoria, è rimasta solo una speranza irrealizzata.

BEFFATA- Con questo spirito la Dea dovrebbe giocare almeno dopo il vantaggio concretizzato da Ilicic: ‘keep calm and sangue freddo’.  Ma bruciano subito le occasioni da gol sprecate, senza bisogno di ricorrere alla legna di Petagna. Perché la punta taglia l’aria con una sforbiciata che non lima il Limassol, Hateboer e Ilicic si sporcano le mani ma nessuno si macchia i piedi del gol, nemmeno il fresco Orsolini che individua la traiettoria ma la suggerisce nell’orecchio a Vale e così proprio non vale.

TROPPO CHIUSA- Paphos è il nome della porta San Domenico di Nicosia, ma oggi il Papu non c’è, nemmeno a sostenere la squadra, la porta la si vede ma non la si centra e non è proprio domenica. Certo è che a un certo punto, quando sono in ballo 3 punti e mancano troppi minuti sul cronometro alla fine dei giochi, la Dea ritrae gli aculei e si chiude a riccio, proprio quello che si deve fare per subire il gol all’ultimo minuto. L’Atalanta perde lucidità, si spranga e costruisce attorno a sé la sua trappola: non corre più in fascia, diviene un fascio di nervi, subisce e arriva al pari come a un KO. Le facce sono tese nel dopo partita e, tra rabbia e delusione, la sala stampa diventa una de-press room.

TROPPO FRESCA- Lontano il ricordo di quell’1-1 a Lione strappato con i denti, sudato e conservato con anima, cuore e corpo ben oltre il 90’. Lontana quell’Atalanta di 35 giorni fa: attiva e combattiva sia in campionato che in Europa. Guai ora a guardare il bicchiere mezzo pieno e gli 8 punti non arrotondati. Il bicchiere è vuoto perché non abbiamo più sete, abbiamo già bevuto e la nostra ubriachezza è proprio la greca ‘hybris’: la superbia che ha punito chi voleva cavarsela con una vittoria di rigore. La Dea ha fatto la stupida ieri sera, eppure sapeva che l’Apollon costringeva a giocar male: a far male è solo la beffa e se non ci si crede a guardare il tabellino vuol dire che non ci si è creduto abbastanza nel portarsi a casa la vittoria, che deve essere sempre conquistata con sacrificio e fatica. Altrimenti “la maglia sudata sempre” resterà solo una frase impressa su un colletto.
 

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