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  • Atalantamania: sorride la Roma dei sei cambi, piange la Dea ma “se cambi…”

    Atalantamania: sorride la Roma dei sei cambi, piange la Dea ma “se cambi…”

    • Marina Belotti
    E dire che mister Gian Piero Gasperini, nella consueta conferenza stampa della vigilia, una spintarella in area piccola ai suoi educatissimi gentiluomini l’aveva anche data: si sa, con un po’ di malizia in più, un tiro dal dischetto te lo puoi pure guadagnare. Non dico fare i numeri del Milan, e ci vuole bravura anche in questo, non solo furbizia, ha ragione il grugliaschese, ma almeno un piccolo tiro dagli 11 metri, per una volta…L’avranno recepita la provocazione gli 11 che a Lisbona si fecero scappare la semifinale perché al 90’ non pensarono nemmeno un secondo a buttarsi a terra o fermare il gioco per l’allontanamento di Freuler? Macché, anzi, e questa è la chiave del match, il rigore per poco non se lo procuravano contro. La leggerezza di Gollini, gli sportivissimi bergamaschi l’hanno ammesso subito, era da rigore bello e buono. E, sotto di due gol-non perdona de Paul-col cavolo che dopo 1’ Muriel avrebbe ballato davanti alle telecamere. E, per quello che si è visto nella ripresa-tanti spunti sempre troppo lontani dallo specchio-probabile che così sarebbe finita. Alla fine a preoccupare veramente è che oggi, invece che poter dire che son 2 punti persi, stiamo qui a dire che è 1 punto guadagnato.
     
    MENO MALE CHE C’E’ MAEHLE- Ma contro l’Udinese, se sei la Dea formato Champions, non può essere mai 1 punto guadagnato. Anzi, era un mese e mezzo che si proiettava l’Atalanta avanti in classifica tenendo conto del ‘+3 potenziale per la partita in meno’, e invece…Invece è mancata la qualità dei singoli e la fantasia canaglia del tridente. Quando due ministri della difesa irreprensibili come Romero e Gollini perdono qualche causa, la tua posizione fa presto a vacillare e la sfera a infilarsi in gabbia. In avanti, praticamente tre tiri in porta in 90’, il più pericoloso dei quali arrivato da chi ancora non ha disfatto i bagagli. Joakim Maehle, già re della fascia e pure dell’area piccola. Ben venga, per carità, ma che fine hanno fatto gli altri? La lucidità sotto porta, il feeling appena ritrovato, la striscia positiva si è già interrotta? La risposta la darà il match a San Siro contro il Milan. Ma intanto a sorridere, nonostante i 6 cambi, è la Roma che, pur seduta a tavolino, resta a +1, mentre Dea e Signora si tengono a braccetto fissandosi in cagnesco. 
     
    E IL VICE ILICIC COME FA?- Non c’è nessuno che lo sa come faccia il Professor Josip a dribblare, inventare spazi, aprire varchi per cross e centrare l’angolino. Quando è in giornata però, perché se come ieri pecca di condizione per il tour de force, tutto il tridente ne risente. Ma forse, se i titolari dell’area fossero stati Pessina-Ilicic-Muriel e non Malinovskyi-Miranchuk-Muriel, il match avrebbe preso un’altra piega, una piaga per i friulani. L’ex buongustaio di salatini fa sempre la sua figura- e gol- è alle sue spalle che si deve guardare. Uno tra il russo e l’ucraino, per esigenze di campo e di Gasp, dovrebbe essere il vice sloveno senza ricorrere al mercato. Peccato però che, 1. Nessuno dei due al momento lo è; 2. Uno dei due risulterà di troppo per un’altra 72. Non sono da bocciare totalmente, sia chiaro, i numeri di mancino li hanno, ma forse, semplicemente, mal si conciliano in campo.
     
    TEMPO EFFETTIVO- Infine una parentesi sugli ultimi arbitraggi tra Genoa e Udine: chi fa la voce grossa ottiene fischi e falli, il gioco viene continuamente interrotto, e a beneficiarne non è certo una Dea che costruisce e corre palla a terra. Ma gli avversari, più piccoli e assaliti dai nerazzurri, che possono respirare 1’ ogni 2, decisamente sì. E allora a Bergamo lanciano l’idea: tempo effettivo come nel basket. Quanto durerebbero le gare? In ogni caso, chiariamolo alla Capitale: i cambi rimarrebbero 5, sempre e comunque.
     

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