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  • Atalantamania, sotto il pino che amarezza: Miranchuk, di Ilicic, non è all’altezza!

    Atalantamania, sotto il pino che amarezza: Miranchuk, di Ilicic, non è all’altezza!

    • Marina Belotti
    La Dea si è montata la testa, rimontata nell‘antivigilia più mesta. Un’altra gara a due facce, ma in questo caso, i cambi hanno fatto la differenza in negativo. Perché se la Dea ha iniziato a tastare la sua vittoria in tasca, mister Gasperini pregustava troppo presto il sapore dei 3 punti insieme a vin brulè e panettone. E quindi via agli esperimenti, l’Atalanta comincia a giocare per gestire e non per segnare. Niente di più sbagliato, perché a Bologna conoscono molto bene “La sera dei miracoli”. E perché, se quel doppio vantaggio si è concretizzato in doppietta, è stato solo grazie ai più cinici dei cecchini: Ilicic e Muriel. Tolti loro, il gioco si è rotto. E quello sotto l’albero resta solo un gran pacco.

    UMILE-MURIEL-Vedi Bologna e Muriel”. La Dea ci è cascata un’altra volta al Dall’Ara in periodo natalizio, i rossoblù le hanno fatto le feste. L’unico che a testa bassa e pancia vuota ci ha creduto sempre è stato Luis Muriel, che quella maglia da titolare la desiderava ardentemente da settimane, perché il ruolo di goleador dalla panca gli era diventato parecchio stretto. E così intuisce dal dischetto e si inventa quella prodezza in corsa, rimanendo in piedi e credendoci fino all’ultimo, rarità in area piccola con un certo Zapata dal 1’. L’intesa con Pessina e Ilicic promette un buonissimo girone di ritorno, così squadra e mister al break decidono che va bene così. Senza Ilicic- tornato in gran spolvero- e Muriel, nella ripresa la Dea si spegne, viene raggiunta e rischia pure di perdere. Non è un caso se a soli 8' dall'uscita del numero 9 dai 9 centri in 16 presenze, l'Atalanta ha perso verve e punti. Ma un minuto (dal 22' al 23 del primo tempo) non può decidere una partita, se non in extra time, ancor più se al posto delle magie mancine dell'ormai 33enne Ilicic, in campo ci sono i tacchetti di un venticinquenne che fino a ieri aveva il Covid e fino all'altroieri calciava la palla nel lontanissimo campionato russo.

    MIRANCHUK, NON SI GIRA- Eppure lo sapeva mister Gian Piero Gasperini che l'allievo del Loko non aveva ancora maturato le caratteristiche giuste per questa Atalanta. Poco duttile, in orario ma solo per l'ultimo passaggio, centrale e nemico delle fasce. L'aveva detto l'altro giorno in conferenza e Ilicic, d'altro canto, sembrava tutto fuorché stanco e bisognoso di riposare, a meno di un'ora da una sosta di oltre quattro giorni. Era appena tornato, più in forma che mai, per insegnare che alla Bergamasca solo di lui non può fare a meno. Invece il terzo gol non è arrivato e lo sloveno si è raffreddato in panca a seguire le mosse mal riuscite del gemello suo vice. Ancora da scoprire, il 59 nerazzurro, l'ombra dello sloveno nel piglio e nella tecnica. E' vero, le partite ogni 3 giorni non concedono spazi a esperimenti, valutazioni e allenamenti, ma scambiare una gara al Dall'Ara per una seduta a Zingonia è un errore che pesa doppio. 2-2 e quota 22 in classifica. Sì, pesano, come i 2 punti persi che avrebbero agganciato gli atalantini alla Juve, con vista sulla Champions. Tutto rimandato all'anno prossimo-si fa per dire, mancano solo 10 giorni al Sassuolo rivelazione-ma mister Gasp dovrà tornare al suo mantra vincente: schierare in campo la migliore formazione possibile. Sempre e comunque. Anche se a tre giorni da un dentro/fuori Champions. Anche se hai in pugno la gara e gli avversari licenziano Gollini. Anche se per testare, scoprire e far crescere Miranchuk, dovrai attendere la prossima estate.

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