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  • Atalantamania, tanto fumo ma Apollon arrosto

    Atalantamania, tanto fumo ma Apollon arrosto

    • Marina Belotti
    “Nerazzurra, la serata è nerazzurra e lunga per me…”. Alla fine si ride e si canta a squarciagola, perché la partita è stata davvero più lunga del previsto e ce la siamo vista brutta. Le vittorie sofferte saranno anche le più belle, ma che fatica fino al 66’: conta che alla fine l’Apollon ce lo siamo cucinato allo spiedo infilzandolo con un tris, ma non dimentichiamo che all’inizio i polli siamo stati noi.
     
    SENZA OCCHI-ALI- “Conosco i miei polli” dicevo all’intervallo, e non per essere un gufo, restando in fatto di volatili. Polli senza ali, polli senza occhi, insomma polli senza occhiali: campionato o coppa, le cose non cambiano, non riusciamo a mettere a fuoco la porta, miopi, presbiti e astigmatici da qualsiasi distanza. Così come è severamente vietato fumare sugli spalti, deve essere vietato sfumare in area le occasioni di Freuler, Petagna e Ilicic nel primo tempo. Perché contro un Apollon da due tiri in porta in 90’, gol compreso, alla fine siamo ancora noi a ridere, ma contro qualsiasi altra squadra staremmo piangendo lacrime amare. Dovevamo arrivare al break almeno sul 3-0 per noi: non avremmo rubato nulla e ci saremmo potuti godere la ripresa con tranquillità. Ma ultimamente l’Atalanta si accende solo sul filo del rasoio.
     
    UNA TRAVERSA DI TRAVERSO- Così, quando in seguito al gol di Ilicic all’11’ abbiamo continuato a sbagliare fino alla fine dei primi tre quarti d’ora e all’inizio del secondo tempo, sapevamo bene che la dura legge del gol ci avrebbe condannato. Stavamo solo aspettando il verdetto, giunto al 59’ dal guizzo di Schembri. Persino il Gasp, sempre a saltare di qua e di là, è stato fermo immobile alla lettura della sentenza. Chi è restato più sorpreso di tutti è stato il collettivo che ha anche sprecato più di tutti: Freuler che si guardava intorno attonito, Petagna con le mani nei capelli, Ilicic affranto. Ma, dopo altre sfere lanciate addosso al povero Bruno Vale, che vale per davvero e vince il premio di migliore in campo tra i suoi, è stata la traversa presa al 63’ la goccia che ha fatto traboccare il vaso. “È inutile, stasera non entra”, il commento dei più: il match tra Apollo(n) e Atalanta pare una battaglia tra dei che prendono il comando dei cieli. Fortunatamente, non è quello che hanno pensato i nerazzurri in campo.
     
    L’ATALANTA FURIOSA- Da un’Atalanta lagnosa e legnosa, a una Dea rabbiosa: è stata proprio questa collera a spingerli, a ‘fargli girare i due minuti’ e a insaccare per due volte in 120 secondi: quello che non sono riusciti a mettere dentro in un’ora di match, sono riusciti a realizzarlo in due battiti di ciglia. Con la rabbia, tanta, di chi sa che deve vincere non solo perché è importante ai fini del girone, ma perché se lo merita: con la lira dello stemma cipriota si è cantata l’ira dell’Atalanta. Una rabbia che ha fatto scattare più di tutti Ilicic che, non pago del gol, ha servito due assist di fila alla testa di Petagna e al tacchetto di un infuocato Freuler che ha messo finalmente a fuoco la porta: per farsi perdonare e per fare pace, per primi loro stessi, con questo digiuno. “Devi sempre farmi arrabbiare per comportarti bene”, è la strigliata che urla solitamente una madre a un bambino, ma vale tutta per gli ingenui atalantini che, solo dopo aver patito la frustrazione dei gol mancati e del pareggio, hanno deciso di reagire.
     
    UNDICI PICCOLI INNOCUI- Chiuso il conto in sospeso con i gol, ripresa in mano la gara con il doppio vantaggio, la situazione è poi tornata la stessa. Petagna ha continuato a sbagliare, clamorosamente, e persino lo speaker voleva spedirlo fuori al posto di Cornelius confondendosi nel leggere il cambio, Kurtic appena entrato non ha voluto essere da meno e così via la sfilata dei gol sfiorati è andata avanti fino allo scoccare del triplice fischio. Sorridere, cantare e sparare fuochi d’artificio lo facevano già tutti a venti minuti dalla fine: data la piatta se non inesistente prestazione dell’Apollon, se lo potevano anche permettere di creare spettacolo e fallire. Ma il sipario non calerà sempre sul 3-1 e, se dovessimo superare il girone e procedere in Europa, non ci saranno sempre applausi o invocazioni di bis a gara in corso.
     
    NON È TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA- Tra due settimane affronteremo di nuovo i ciprioti in casa loro e batterli può significare passare matematicamente il girone, con un occhio a Lione-Everton: se i francesi ripeteranno il risultato di ieri o pareggeranno e noi torneremo con il bottino pieno, saremo ai sedicesimi con due turni di anticipo. La stella europea dell’Atalanta continua a brillare, ma ancora non è tutto oro quel che luccica. Perché non c’è Re Mida a toccare con mano, ma 11 remi…ssivi giocatori che devono imparare a toccare con il tacco e a trasformare le azioni: se non in gold, almeno in gol.

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