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  • Atalantamania: tornare a giocare? ‘Il nostro dolore volete dimenticare!’

    Atalantamania: tornare a giocare? ‘Il nostro dolore volete dimenticare!’

    • Marina Belotti
    Solo negli ultimi due giorni il mondo dell’Atalanta ha perso altri due suoi uomini. Marco, che ha sostenuto per anni la squadra in prima linea lottando contro un male infame e Andrea, che dai Giovanissimi alla Primavera a Bergamo è diventato un uomo e ha imparato l’umiltà e il sacrificio sui banchi verdi di Zingonia. No, loro non sono stati portati via dal coronavirus, ma si aggiungono alle centinaia che in questi mesi hanno lasciato la loro Bergamo per la pandemia. E, purtroppo, ci stanno ancora lasciando: i numeri provincia orobica sono ancora troppo alti, più di cento contagi al giorno e sempre qualche morto da allegare al triste e lungo elenco. C’è voglia di ripartire? Sì, con assoluta cautela. C’è voglia di tornare a guardare una gara senza pubblico, filtrata da uno schermo? No, no e no.
     
    IL NOSTRO DOLORE- Per questo ieri, in tarda serata, la Curva Nord di Bergamo ha appeso questo striscione fuori dal Gewiss Stadium, in procinto di iniziare i lavori alla sua tribuna: ‘Il nostro dolore volete dimenticare…Ma senza la sua gente non ha senso tornare a giocare’. Due le parole chiave di questa frase coincisa ma a effetto: ‘dolore’ e ‘gente’. Scegliere di dare il fischio d’inizio in Italia, a Bergamo, la Nazione e la città più duramente colpite da Covid, come se niente fosse, voltando le spalle alla Francia che, seppur meno provata, ha avuto il coraggio di bloccare tutto, è uno schiaffo per chi abita sotto le Mura. Il dolore ha bisogno ancora di essere metabolizzato, le ferite sanguinano ancora e le immagini dei camion che trasportano i corpi lontano dal camposanto fanno ancora svegliare, sudati, in piena notte.
     

    SENZA LA SUA GENTE- E poi c’è la gente, che appunto non sono semplicemente i ‘tifosi’, ma esseri umani, persone che hanno visto soffrire e spegnersi i loro cari senza poterli salutare. Quella gente che spendeva fino all’ultimo centesimo in trasferte e finiva le ferie per volare in Ucraina, adesso non c’è più. Qualcuno se ne è andato per davvero, qualcuno è spezzato dentro e servirà del tempo prima di ricomporre il suo puzzle. Prima di dare un senso a una partita di pallone. E gli stessi giocatori, ma anche tanti ex campioni, più volte interpellati su questo punto, si sono mostrati d’accordo nel constatare che senza le Curve gremite, non ha senso provare quel retropassaggio azzardato, quel dribbling e quella cannonata dalla distanza. La passione è il vero motore del calcio, quella passione per uno sport popolare che non ha prezzo, ma che, purtroppo, qualcuno non apprezza.
     
    LA PASSIONE NON HA PREZZO- Più di 180 tra Curve e Gruppi italiani, dalla Serie A arrivando alle categorie regionali, hanno condiviso l’intenzione di bloccare il calcio. Anche in Europa tutti sono d’accordo, perché l’appello che chiede rispetto e pazienza è stato sottoscritto da più di 90 Curve e Gruppi tra Spagna, Germania, Francia, Austria, Portogallo, Belgio, Bulgaria, Romania e Bosnia Erzegovina. In breve: è offensivo portare avanti il calcio come industria dagli interessi economici così elevati da anteporre business e guadagni personali ai valori umani. Quello striscione, queste parole, sono state accostate alla frangia più estrema del tifo nerazzurro. Ma la verità è che, qua a Bergamo, non c’è distinzione tra ‘Berghem de hura’ e ‘Berghem de hota’, e mai come ora la pensano allo stesso modo ragazzini, padri di famiglia, avvocati, banchieri, nonni e muratori. Un fronte unico ed unito che propone di annullare tutto, pronti a rinunciare persino a quella 4^ posizione Champions duramente conquistata dalla loro Dea impegnata su due fronti. Ma era in un’altra vita. “In realtà sarebbe bello tornare a giocare, significherebbe che il peggio è alle spalle... Ma non è questo il momento, perché siamo ancora avvolti dal peggio", scrive qualcuno sui social bombardato di like. E quando un giorno quell’ennesimo rigore né visto né fischiato tornerà a far infuriare la gente di Bergamo, allora sì che avrà di nuovo senso ripescare quella sciarpa e-come si usa dire qui-  ‘andare all’Atalanta’.

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