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  • Bale & Coutinho:| Nuova generazione al potere
Bale & Coutinho:| Nuova generazione al potere

Bale & Coutinho:| Nuova generazione al potere

Giovani decisivi, mai italiani. Sono i nuovi talenti. E si fanno largo in fretta.
Bale & Coutinho, la generazione dei ventenni si prende l'Europa.
Sono senza fisico e lo sanno, ma è il solo difetto che pagano all'età. I talenti appena usciti allo scoperto si muovono veloci e lasciano il segno. Stasera in Champions League, Gareth Bale (21 anni) e Coutinho (18 anni) si trovano uno contro l'altro. Stessa età e fiducia incondizionata da parte di chi li ha scelti. Di Coutinho si sa: brasiliano timido e dotato, ammaestra palloni ed è lucido quando deve impostare, però gli mancano i muscoli per imporsi. Può chiedere consiglio al rivale, Bale aveva lo stesso problema, è anche stato fermo a lungo l'anno scorso a causa dei continui infortuni, così davanti agli scettici ha esibito la maglietta «presto sarò Rambo» e oggi è l'oggetto del desiderio. Ha segnato tre gol a Milano con la sua corsa da rugbista e la spavalderia di chi sente il futuro addosso.

È un momento buono per i ventenni perché dopo i Mondiali in tanti hanno bisogno di puntare su forze fresche e idee nuove, chi ha i numeri trova spazio. Come i due ragazzi terribili del Borussia Dortmund, neo leader della Bundesliga e proprio grazie ai gol e alle giocate di Mario Goetze (18 anni) e Nuri Sahin (22). Goetze, domenica, ha fermato il Magonza, è un teenager e ha cambiato la classifica. Sahin potrebbe essere già considerato vecchio rispetto ai colleghi ma se si confronta l'età con le presenze nel Dortmund (113) è chiaro che ha iniziato in fretta a farsi rispettare. Ha debuttato che era ancora sedicenne ed è pure diventato il punto di riferimento della nazionale turca, uno di quelli nati in Germania e rimasti fedeli alla patria d'origine. L'inversione di tendenza.

A guardarli sembrano bambini, gente uscita dalle superiori e quando parlano denunciano l'inesperienza. In campo è diverso, si impongono e non solo con qualche trovata estemporanea. Offrono quello che fino a qui è sempre mancato per esempio a Balotelli: sono continui, diligenti, presenti. Affidabili. È così che Arsene Wenger ha spiegato l'ascesa di Jack Wilshere (18 anni). Un prodotto dell'accademia Arsenal, selezionato per la prima squadra nel 2008 e già protagonista di una lunga trattativa per un rinnovo contrattuale al rialzo. Come Bale piace a tanti e i Gunners lo hanno lusingato e omaggiato di benefits che di solito i postadolescenti non strappano. Detta i tempi, è il più piccolo eppure guida la squadra, padrone del centrocampo e spalla ideale per Cesc Fabregas, ex bambino prodigio che attraversa una fase di appannamento. Le nuove leve spingono, lo dice anche il nostro campionato dove Javier Pastore (21) ha conquistato Palermo ed è diventato il punto di riferimento. Preoccupa gli avversari e persino Reja, tecnico della Lazio capolista, ha ammesso che per limitarlo è stato necessario costruirgli una marcatura speciale. Altra scoperta è Samuel Inkoom (21) e lo sa bene la Roma perché le ha prese da lui e dal suo Basilea. È ghanese, già titolare in nazionale (ha esordito ai Mondiali, negli ottavi di finale vinti contro gli Usa). Lo seguono diversi scout. Sono la nuova generazione e sbucano ovunque, tranne che in Italia.
 


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