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  • 'Balotelli al Milan non troverebbe gente che lo prende a calci nel sedere'

    'Balotelli al Milan non troverebbe gente che lo prende a calci nel sedere'

    • L.T.
    Marco Borriello si è trovato a 11 anni con il padre ammazzato dalla camorra, è cresciuto nel posto più degradato d'Italia e ha attraversato mille infortuni. E da ex di Belen Rodriguez è diventato il bomber del Milan. E la sua esclusione dai Mondiali ha riacceso le polemiche su di lui. A GQ, in edicola dal 3 giugno, parla di tutto, da un attacco secco a Roberto Saviano fino a Balotelli passando dal ruolo di vittima come icona gossip. Nella tua vita hai fatto tanti sacrifici per arrivare fin qui? «Molti». La tua infanzia non dev’essere stata facile. «Non è vero. Ho sempre avuto una famiglia alle spalle che mi ha sostenuto e non mi ha mai fatto mancare niente. Poi a un certo punto è capitato uno spiacevole episodio, ma l’affetto c’è sempre stato». Lo “spiacevole episodio”, come lo chiami tu, è un padre ucciso dalla camorra. «Crescere senza una figura maschile di riferimento è stato duro. Per fortuna, abbiamo avuto una mamma che ci ha fatto anche da papà. Comunque è un’esperienza che mi ha rafforzato e reso più responsabile. Altrimenti non sarei andato via da casa a 14 anni». Da casa e da un quartiere non dei più facili. «San Giovanni a Teduccio, a Napoli, il quartiere con il più alto tasso di famiglie malavitose in Italia, pare». Come si cresce in un ambiente del genere? «Non è la giungla, ma nemmeno Disneyland. Diciamo che ti tempra e ti insegna a stare sveglio fin da piccolo. Prendi un bambino di 8 anni di Napoli e uno venuto su altrove: la differenza si vede». Tra Saviano che scrive Gomorra e quelli che dicono che Gomorra infanga l’immagine del Paese, tu con chi stai? «Per me, Saviano è uno che ha lucrato sulla mia città. Non c’era bisogno che scrivesse un libro per sapere cos’è la camorra. Lui però ha detto solo cose brutte e si è dimenticato di tutto il resto». Quanto è stato difficile convincere la critica che sei un giocatore vero, non solo un’icona gossip? «Molto, davvero. In campo ho sempre dovuto faticare il doppio». Essere protagonisti del gossip è una scelta o il prezzo della popolarità? «Che ne so? Mi sono fidanzato a 22 anni con una ragazza di 19 che è subito diventata più famosa di me. Adesso, appena mi vedono in giro con una mi tirano dentro, ma non è colpa mia». Voi calciatori siete malati di popolarità? «Io non sono malato. La mia è una vita tranquilla, faccio cose reali: vado al bar, al negozio, a spasso. Se mi chiedono un autografo sono contento». Possibile che molti calciatori riescano a frequentare solo veline? «In questo ambiente è inevitabile. A Milano ci sono quattro o cinque locali, alla fine ci si incontra tutti lì». Mai innamorato di una bruttina ma con personalità? «Dico la verità: preferisco le belle donne. Se poi sono anche intelligenti e di sani principi, meglio». Le belle donne, nel vostro ambiente, sono un po’ uno status symbol. «Non per me. Mi piacciono così, tutto qui». Mai conosciuto omosessuali nel calcio? «Mai». Qualcuno pure ci sarà... «Su alcuni ho avuto dei sospetti, ma i nomi non li faccio. Non omosessuali puri, forse. Magari bisessuali». Meglio gli ipocriti che cambiano maglia ogni anno e le baciano tutte o gli isterici come Balotelli che la buttano a terra e mandano lo stadio a quel paese? «Meglio Balotelli, tutta la vita. Capisco i tifosi, ma capisco anche lui. Contro il Barcellona ha fatto un brutto gesto, però è difficile stare sereni a 18 anni quando tutti i giornali parlano di te e hai lo spogliatoio contro». Al Milan come lo accogliereste? «A braccia aperte. La nostra è una società forte. E troverebbe compagni disposti ad aiutarlo, mica gente che lo prende a calci nel sedere».

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