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  • Barcellona, Masia in crisi: da Alena all'altro Busquets, i talenti per rinascere

    Barcellona, Masia in crisi: da Alena all'altro Busquets, i talenti per rinascere

    • Marco Demicheli, inviato a Barcellona
    "Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta". La frase di Giampiero Boniperti, uno dei simboli massimi della juventinità, è diventato negli ultimi anni un mantra dei tifosi bianconeri. Eppure c'è chi, nel mondo del calcio, segue un'altra filosofia. Un modo di pensare per cui le vittorie sono importanti, certo; ma ancor più importante è il modo in cui ci si arriva. La pensano così, per esempio, a Barcellona, teatro della sconfitta della Juve nell'esordio stagionale in Champions League due giorni fa e culla di questo modo di intendere il calcio.

    MASIA D'ORO - Una vera e propria cultura, inculcata nella testa di tutti i ragazzini che entrano a far parte delle giovanili blaugrana in un luogo magico, che solo a pronunciarlo fa illuminare gli occhi di qualsiasi appassionato di pallone: La Masia. Così è chiamato il centro di formazione del Barcellona, che dal 1979 ospita e fa crescere nuovi potenziali campioni. In alcuni periodi l'operazione è riuscita con ottimi risultati, basti pensare al Barça di Pep Guardiola, o a quello dello sfortunato Tito Vilanova, che il 25 novembre 2012 arrivò ad aver addirittura 11 canterani - ovvero prodotti del settore giovanile - contemporaneamente in campo. Quel giorno, contro il Levante, con l'infortunio di Dani Alves e l'ingresso di Montoya, la formazione blaugrana fu la seguente: Victor Valdés; Montoya, Piqué, Puyol, Jordi Alba; Xavi, Busquets, Fabregas; Pedro, Messi, Iniesta.

    MACCHINA INCEPPATA - La piena realizzazione di un'idea per il Barcellona, in grado di vincere - tra le altre - due Champions League e quattro campionati spagnoli tra il 2008 e il 2013, il periodo di massima esplosione del fenomeno. Da allora, però, qualcosa si è inceppato. La Masia ha cominciato a produrre meno calciatori da mandare in prima squadra, e quelli che ci sono arrivati - da Bartra a Munir e Sandro - sono stati spesso costretti a cambiare squadra per trovare spazio o - Deulofeu - a fare esperienze in altri campionati prima di rientrare alla base. Ora, nel pieno di una ristrutturazione societaria, il Barcellona vuole tornare a puntare forte sulla propria Cantera e può concentrarsi, in particolar modo, su tre talenti: Carles Aleñá, Oriol Busquets e Xavi Simons.

    TRE TALENTI - Appena blindato con un rinnovo di contratto e una clausola rescissoria di 75 milioni di euro, Aleñá è il più pronto di questi giocatori. Classe '98, è un centrocampista centrale e ha già esordito in Liga lo scorso aprile, contro il Granada. Quest'anno è stato incluso nella rosa del Barça B, ma è spesso nel giro della prima squadra. Chi invece aspetta ancora il suo debutto con i grandi è Oriol Busquets: contrariamente a quanto farebbe pensare il cognome, non c'è alcun legame di parentela con Sergio, anche se per fisico, ruolo e stile di gioco il ragazzo nato nel '99 ricorda molto il mediano della squadra di Valverde. Per informazioni, chiedere alla Primavera della Juventus, che martedì pomeriggio lo ha affrontato nella Youth League. Guardando più al futuro, c'è poi Xavi Simons: ad appena 14 anni l'olandese è già considerato una vera e propria stella, tanto da avere mezzo milione di follower su Twitter e gli occhi di Mino Raiola puntati addosso.

    Tre nomi, tre giovani, tre talenti da cui ripartire. Perché al Barcellona vincere non è l'unica cosa che conta: bisogna farlo con i canterani.

    @marcodemi90

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