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  • BARI ANNOZERO/2 - 2001-2007: tanta Serie B, ma anche Serie C sfiorata (ed evitata grazie al Napoli)

    BARI ANNOZERO/2 - 2001-2007: tanta Serie B, ma anche Serie C sfiorata (ed evitata grazie al Napoli)

    • Vincenzo Murgolo

    La prima puntata si era conclusa con il Bari retrocesso in Serie B in virtù al termine della stagione 2000-01, mentre in questa seconda puntata rivivremo il periodo che va dal 2001 al 2007: un periodo travagliato, che vedrà una porzione consistente di tifoseria barese allontanarsi dalla squadra e il club dei Matarrese disputare stagioni tutt’altro che esaltanti in cadetteria, con tanto di retrocessione in Serie C nel 2004. A cancellare quel verdetto arriverà di lì a poco il fallimento del Napoli di Ferlaino e Naldi (in una per nulla felice “staffetta” tra grandi piazze del Sud Italia), ma ancora oggi quella è una ferita che brucia per i tifosi biancorossi; si farà anche un cenno alle trattative sfumate, con l’imprenditore locale Vincenzo Divella prima e con l’immobiliarista lombardo Gianmario Cazzaniga poi, per la cessione della società e ad un addio doloroso come quello di Carlo Regalia, il grande direttore generale che aveva scoperto e lanciato i tanti talenti passanti in rassegna nella scorsa puntata, nell’estate del 2003.

    Estate 2001: tornato in Serie B in virtù dell’ultimo posto della stagione precedente in Serie A, il Bari parte dalla conferma in panchina di Arcangelo Sciannimanico (subentrato all’esonerato Fascetti nella parte finale del torneo precedente) e dalla partenza dei pezzi pregiati della rosa: si concretizza l’annunciato passaggio di Antonio Cassano alla Roma per 60 miliardi di lire, ma salutano anche pilastri come Daniel Andersson (che approda al neopromosso Venezia), Simone Perrotta (che passa al Chievo e comincia quell’ascesa che lo porterà a diventare una colonna della Roma e a sollevare addirittura la Coppa del Mondo con la maglia della Nazionale nel 2006) e i bomber Yksel Osmanovski (che approda a Torino, sponda granata) e Phil Masinga (che disputerà l’ultima stagione della sua carriera nel club arabo del Al-Wahda); la rosa viene completata con acquisti di elementi di esperienza come il portiere Graziano Battistini (acquistato dal Treviso e scelto come riserva di Gillet, definitivamente promosso titolare), il difensore senegalese Diaw Doudou (proveniente dall’Ancona) e il centrocampista svizzero Lionel Pizzinat (acquistato dal club elvetico del Servette), giovani di belle speranze come il fantasista Gaetano D’Agostino (giunto in prestito dal vivaio della Roma con ottime credenziali), il giovane attaccante nigeriano Raphael Chukwu (acquistato nel 1999, ma poi spedito in prestito in patria dopo essere guarito da gravi problemi di salute) e le conferme dei vari Jaime Valdes, Hugo Enyinnaya, Gaetano De Rosa, Duccio Innocenti, Rachid Neqrouz, Giuseppe Mazzarelli, Giuseppe Ingrosso, Lorenzo Sibilano, Antonio Bellavista, Diego Markic, Mattia Collauto e Giornatha Spinesi. La stagione, tuttavia, non è felice poichè Sciannimanico viene esonerato dopo dieci partite e sostituito con Attilio Perotti e la squadra non riesce ad andare oltre il sesto posto, vedendo così sfumare ogni possibilità di ritorno immediato Serie A; a tutto ciò va aggiunto il fatto che in questa stagione cala drasticamente anche l’affluenza di pubblico allo stadio San Nicola, al punto che il 21 aprile 2002 ci sono solo 52 persone a seguire l’incontro casalingo contro il Cittadella (e questo, ancora oggi, è il record per nulla gratificante detenuto dall’impianto progettato da Renzo Piano e inaugurato in occasione dei Mondiali italiani del 1990).

    Negli ultimi mesi del 2001, tuttavia, a tenere banco a Bari è anche la trattativa, poi sfumata, per la cessione della società biancorossa. I fatti: all’indomani della retrocessione dalla Serie A, la famiglia Matarrese manifesta la volontà di cedere il Bari e a farsi avanti è una cordata capeggiata dall’imprenditore locale Vincenzo Divella, proprietario dell’omonima azienda produttrice di pasta; la trattativa dura due mesi, ma tutto salta quando Matarrese propone una cifra che si aggira intorno ai 125 miliardi di lire per l’acquisto della società e Divella abbandona il tavolo dichiarando che “Per quella cifra di squadre di Serie B se ne comprano quattro, mica una”.

    La stagione successiva vede Perotti confermato in panchina, mentre l’organico viene completato con gli arrivi dei giovani cileni Alex Von Schwedler (difensore) dall’Universidad de Chile e Nicolas Cordova (fantasista) dal Crotone. Le cose, tuttavia, non si mettono bene per i biancorossi, che chiudono il torneo all’undicesimo posto dopo aver cambiato l’allenatore a campionato in corso per la terza stagione consecutiva, visto che il 1 dicembre 2002 Attilio Perotti viene esonerato per far posto a Marco Tardelli; l’ex tecnico della Nazionale Under 21 e dell’Inter non riuscirà a cambiare le sorti dei biancorossi. L’unica soddisfazione che i “galletti” riescono a togliersi in questa stagione è rappresentata dalla vittoria nel doppio confronto con l’Inter negli ottavi di finale di Coppa Italia: dopo essersi aggiudicato la gara d’andata al San Nicola per 1-0 grazie alla rete segnata da Gaetano D’Agostino, il 19 dicembre 2002 il Bari si aggiudica anche il match di ritorno a San Siro per 2-1 grazie all’autorete di Carlos Gamarra e al sigillo finale di Gionatha Spinesi dopo il vantaggio interista siglato da Sergio Conceiçao; al turno successivo, tuttavia, sarà la Lazio allenata da Roberto Mancini ad interrompere il sogno del club pugliese.

    La stagione 2003-04 si apre con due addii dolorosi per la società barese e i suoi tifosi: dopo dieci anni Carlo Regalia, l’uomo che in dieci anni aveva fatto le fortune del club e scoperto numerosi talenti, lascia la poltrona di direttore generale, così come saluta la Puglia anche il difensore Duccio Innocenti, che dopo cinque anni di militanza in biancorosso si trasferisce all’Atalanta. Marco Tardelli viene confermato in panchina e la rosa biancorossa viene privata del portiere Gillet (spedito in prestito a Treviso a causa di contrasti con l’allenatore), ma arrivano diversi volti nuovi: dal fallito Cosenza arriva l’esperto difensore Emanuele Brioschi (che aveva già militato nel Bari dal 1993 al 1996 e che proprio con la casacca biancorossa aveva debuttato in Serie A nel 1994), dal Lanciano ritorna il terzino Michele Anaclerio, dal Chievo arriva il centrocampista Ivone De Franceschi, dal Sud America (precisamente dall’America di Città del Messico) arriva il semi-sconosciuto attaccante uruguayano Marcelo Lipatin e, infine, dal Teramo arriva l’altra punta Simone Motta. Il campionato, tuttavia, inizia in maniera disastrosa e alla fine a pagare è proprio mister Tardelli, che il 31 ottobre 2003 viene licenziato per far posto a Giuseppe Pillon; con l’arrivo del nuovo tecnico, tuttavia, la squadra inizia una timida risalita che porta addirittura ad un riavvicinamento con la tifoseria biancorossa. Purtroppo però la risalita sopra citata non è sufficiente ai biancorossi per ottenere la salvezza e, in virtù del quartultimo posto finale, la squadra di Pillon si ritrova costretta a giocarsi la permanenza in Serie B nel doppio spareggio contro il Venezia: dopo aver vinto la gara d’andata in casa per 1-0, il 19 giugno 2004 il Bari viene sconfitto per 2-0 in trasferta e l’incubo della retrocessione in C diventa una tremenda realtà; una realtà che però dura poco, visto che poche settimane dopo il fallimento del Napoli porta al ripescaggio in Serie B dei biancorossi.

    Tornati in B per effetto della citata disgrazia sportiva dei rivali partenopei, il Bari attua una nuova rivoluzione tecnica: Pillon non viene confermato e al suo posto viene chiamato il giovane Guido Carboni, messosi in luce sulla panchina della Viterbese, mentre l’organico viene rinforzato con il rientro alla base del portiere Gillet dopo l’annata trascorsa a Treviso e gli arrivi dell’esperto difensore Stefano Bianconi, del grintoso centrocampista Alessandro Gazzi e dell’attaccante bitontino Vincenzo Santoruvo dalla Viterbese (tutti e tre avevano giocato agli ordini di mister Carboni nel club laziale), del difensore Vittorio Micolucci dal Pescara, dei centrocampisti Davide Carrus e Massimiliano Scaglia dalla Fiorentina e Giorgio La Vista dall’Ascoli; salutano Bari, invece, due veterani come Spinesi e De Rosa e il talentuoso Valdes. Il Bari di Carboni, pur non giocando un calcio spettacolare, riesce comunque a non finire invischiato nelle zone basse della classifica e a mantenersi intorno alla metà della graduatoria giungendo decimo nella stagione 2004-05 e tredicesimo in quella successiva; al termine della seconda stagione, tuttavia, la società e l’allenatore decidono che è tempo che le rispettive strade si separino.

    Nell’estate del 2006, salutato Carboni, la società biancorossa opta per una nuova guida tecnica ingaggiando Rolando Maran, ex tecnico del Brescia inopinatamente esonerato dalla società lombarda pochi mesi prima per far posto a Zdenek Zeman (si tenga conto del fatto che il Brescia era terzo al momento dell’esonero di Maran, mentre con il tecnico boemo le “rondinelle” finiranno addirittura fuori dalla zona play-off), e rinforza l’organico con gli arrivi dei difensore Carlo Gervasoni dal Verona e William Pianu dalla Triestina, dell’esterno Luca Tabbiani dalla Cremonese, del centrocampista Giorgio Di Vicino dalla Salernitana e degli attaccanti Nicola Strambelli dalla Primavera e Fabio Vignaroli dal Bologna; il campionato si preannuncia difficilissimo, dal momento che al lotto delle squadre di rango comprendente Piacenza, Bologna e le neopromosse Napoli e Genoa (sprofondate in C negli anni precedenti, seppur per ragioni diverse) si è aggiunta anche la Juventus, retrocessa dalla giustizia sportiva in seguito allo scandalo di Calciopoli. Nonostante i pronostici non siano dalla sua parte, il Bari di Maran inizia il campionato in maniera positiva; nella seconda parte della stagione, tuttavia, arriva una lunga striscia di risultati negativi che ne provocano l’esonero in favore di Giuseppe Materazzi, che torna a sedere sulla panchina biancorossa dopo nove anni. Il cambio di guida tecnica giova alla squadra, che riesce ad ottenere la salvezza grazie ad una prestigiosissima vittoria interna per 1-0 contro la capolista Juventus (già aritmeticamente promossa in Serie A e decimata dagli impegni dei propri “big” nelle rispettive Nazionali) grazie alla rete messa a segno da Davide Carrus all’inizio del secondo tempo.

    Nel corso della stagione, tuttavia, aveva tenuto banco una nuova trattativa sfumata per la cessione della società da parte della famiglia Matarrese, che stavolta aveva avuto come interlocutore l’immobiliarista lombardo Gianmario Cazzaniga (presidente del Seregno): a far sfumare l’accordo stavolta era stata la mancata chiarezza tra le due parti, al punto che lo stesso Cazzaniga aveva commentato il tutto con la frase “Quando si compra un’auto usata si può controllare il motore: perché non dovrebbe accadere lo stesso per una società di calcio?”, alla quale l’amministratore delegato biancorosso Salvatore Matarrese aveva risposto con un lapidario “Siamo disponibili a trattare, ma solo con persone ed imprenditori seri”. Prosit!

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