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  • BARI ANNOZERO/5 – Bari e il calcioscommesse: prima delle ultime inchieste venne il 'caso Tuta'…

    BARI ANNOZERO/5 – Bari e il calcioscommesse: prima delle ultime inchieste venne il 'caso Tuta'…

    • Vincenzo Murgolo

    Nelle ultime due estati il Bari è stato al centro delle cronache sportive non tanto per i risultati ottenuti sul campo dalla squadra biancorossa (la cui storia recente è stata ripercorsa nelle puntate precedenti), quanto piuttosto perché la squadra stessa è stata al centro di una vicenda spinosa come quella del calcioscommesse. Una vicenda nata dalle indagini della magistratura ordinaria barese e sfociata nei processi sportivi che hanno visto il Bari patteggiare, davanti agli organi giudicanti della Federcalcio, penalizzazioni in classifica di cinque punti nel primo caso e di uno nel secondo per responsabilità oggettiva, oltre alle squalifiche comminate ai vari tesserati coinvolti.

    Prima di arrivare ai processi sportivi in questione, tuttavia, è bene tornare indietro nel tempo al gennaio del 1999, quando la società biancorossa si ritrovò coinvolta in un’inchiesta della giustizia sportiva a proposito di una possibile combine: stiamo parlando “caso Tuta”, risalente ad una partita persa dai biancorossi a Venezia per 2-1 (foto gqitalia.it).

    24 gennaio 1999, stadio “Pierluigi Penzo” di Venezia: in un freddo pomeriggio domenicale si gioca Venezia-Bari, incontro valido per la diciottesima giornata del campionato di Serie A; sulle due panchine siedono rispettivamente Walter Novellino ed Eugenio Fascetti, mentre in campo ci sono nomi famosi del calibro di Maniero, Recoba e Zambrotta. Il Venezia passa in vantaggio all’8’ del primo tempo grazie ad una zampata del suo centravanti Maniero, ma il Bari trova il pareggio al 5’ della ripresa grazie al centrocampista De Ascentis; il gol del centrocampista pugliese, seppur giunto a 40 minuti dal termine dell’incontro, ha l’effetto di addormentare il gioco delle due squadre, che da quel momento in poi daranno vita ad una melina che sembra la traduzione pratica del famoso detto “due feriti sono meglio di un morto” (coniato nel 1986 da Aldo Agroppi, ma balzato agli onori delle cronache un paio d’anni fa dopo esser stata ripresa da Gigi Buffon). 

    A 13 minuti dal termine Novellino richiama in panchina il suo giocatore più talentuoso, ovvero Alvaro Recoba, e inserisce il semi-sconosciuto attaccante brasiliano Moacir Bastos Tuta (che fino a quel momento aveva racimolato pochissimi minuti in campo e segnato una sola rete alla Juventus in Coppa Italia), ma al 45’ accade l’incredibile: sugli sviluppi di un calcio di punizione battuto dalla sinistra è proprio Tuta a battere di testa il portiere biancorosso Mancini e a regalare la vittoria in extremis al Venezia; a colpire gli spettatori, tuttavia, non è tanto il gol, quanto piuttosto la fredda reazione dei calciatori veneziani alla rete che vale una vittoria importante in chiave salvezza (al punto che l’unico che corre ad abbracciare Tuta per il gol è il connazionale Fabio Bilica) e il putiferio che si scatena all’uscita dei calciatori dal campo, con l’autore del gol che viene aggredito prima da De Rosa e poi da Spinesi e con Innocenti che ha un vivace battibecco con Maniero. 

    A fine partita è lo stesso Tuta a rivelare un interessante retroscena al giornalista di la Repubblica Enrico Currò: “Una cosa stranissima, che in Brasile sarebbe assolutamente impensabile. Ho fatto vincere il Venezia con quel gol, eppure tutti si sono arrabbiati, non solo i giocatori del Bari. Da noi bisogna sempre cercare di segnare, qui invece i miei compagni erano contenti dell’1-1. Non ho avuto bisogno di capirlo, me l’ha detto direttamente Maniero, poco dopo che ero entrato in campo al posto di Recoba. Cosa mi ha detto esattamente? Che non dovevo segnare, perché era meglio che la partita finisse 1-1”; una circostanza che il calciatore riferisce anche in un’altra intervista rilasciata al giornalista Bruno Bartolozzi della Gazzetta dello Sport, ma che Maniero smentisce categoricamente sostenendo che “A Tuta ho detto solo di stare attento perché l’1-1 ci poteva andare anche bene e non dovevamo prendere gol. L’invito era a non sbilanciarci troppo in avanti perché eravamo stanchi fisicamente”. La Federcalcio, a questo punto, non può esimersi dall’aprire un’inchiesta e l’apertura formale del fascicolo viene effettuato il giorno seguente l’incontro: vengono ascoltati Maniero e il diretto interessato Tuta per il Venezia, mentre per il Bari vengono ascoltati Innocenti, De Rosa, Spinesi, Madsen, Mancini e il secondo portiere biancorosso Indiveri, e tutti sono compatti nel negare qualunque accordo affinchè la partita finisse sul risultato di parità; non si fanno attendere anche le reazioni a mezzo stampa del patron veneziano Maurizio Zamparini, che si dice pronto ad esonerare l’allenatore Novellino e a sospendere gli stipendi ai propri calciatori in caso di comprovato illecito, e dello stesso Novellino che sostiene come siano “tutte insinuazioni che non mi toccano minimamente. Se un giorno mi accorgessi che una mia squadra si è accordata in campo con gli avversari, mi dimetterei subito. Tuta sono andati ad abbracciarlo in molti; quando si perde al 90’ si litiga spesso tra giocatori”. 

    Il 25 febbraio, tuttavia, il procuratore federale Carlo Porceddu (Palazzi arriverà di lì a sei anni) archivia il caso non senza qualche riserva: nel comunicato emesso dalla FIGC, infatti, si legge che “pur in presenza di indubbi margini di forti e serie perplessità, non è possibile ritenere per provato l’accordo illecito (…). Manca il quadro indiziario di prove univoche, certe e concordanti circa la sussistenza di un presumibile accordo illecito posto in essere da calciatori delle due squadre nel corso della gara, poi non rispettato. Per cui la violazione globale del materiale raccolto. Per cui la violazione globale del materiale raccolto deve risolversi con l’applicazione del principio del favor rei”; Porceddu, in altre parole, archivia la questione poiché non sussistono indizi certi che l’illecito sia stato compiuto (un “modus operandi” che stride non poco con quello che adotteranno Palazzi e gli organi della giustizia sportiva nelle vicende successive del calcioscommesse di cui si parlerà nel dettaglio nella prossima puntata), mentre gli unici deferimenti decisi dal procuratore federale riguardano unicamente l’episodio dell’aggressione ai danni di Tuta al rientro negli spogliatoi e colpiscono i giocatori del Bari Innocenti, De Rosa e Spinesi, nonchè la stessa società biancorossa a titolo di responsabilità oggettiva.

    Al termine di questa vicenda i protagonisti sono tutti soddisfatti, a cominciare dal presidente del Bari Vincenzo Matarrese: “Non abbiamo mai dubitato nel merito della vicenda; abbiamo tenuto un comportamento di attesa nel corso delle indagini, nel rispetto degli organi competenti. Ora manteniamo il nostro stile”; decisamente meno soddisfatto è il presidente dell’Empoli Fabrizio Corsi, che ad inizio stagione aveva visto la propria squadra penalizzata di appena 2 punti in classifica a causa di un tentativo di corruzione dell’arbitro Farina prima di un Sampdoria-Empoli, e che afferma che “Noi siamo stati penalizzati per molto meno e senza prove”. La vicenda di quel Venezia-Bari finisce così nel dimenticatoio: chi scrive non intende sostituirsi a chi ha indagato a suo tempo e non intende nemmeno mettere in dubbio quelli che sono i dati di fatto riportati nelle righe precedenti, ovvero le parole dell’organo inquirente; in ogni caso, poiché ogni opinione è legittima, chiunque può cliccare qui  per rivedere quelle immagini e farsi un’idea sui fatti fin qui raccontati.

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