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  • Barimania:| La nostra 'passione'

    Barimania:| La nostra 'passione'

    Sarà per il periodo pasquale, ma le vicende del Bari assumono contorni sempre più 'mistici'. Il sacro e il profano si mischiano nel turbine di sentimenti che accompagnano i fatti in casa biancorossa. Avvenimenti che, purtroppo, da troppo tempo non registrano contorni positivi. Da nessun punto di vista. Né, in pratica, sotto il profilo societario, né, tanto meno, su quello sportivo. Ebbene, proprio nella settimana santa, ecco che la 'passione' (nel senso della sofferenza) del Bari raggiunge il suo culmine. Con ogni probabilità, sabato, al termine della gara contro la Sampdoria, giungerà anche la sentenza della matematica che condannerà la truppa di Mutti alla serie B.

    La via crucis dei galletti (perché questo campionato è stato un autentico calvario) giunge quindi alla sua ultima stazione. Da vivere, magari, con un briciolo (se ce n'è ancora) di dignità. Ben vengano i gemellaggi e le fratellanze come quella tra la tifoseria barese e quella doriana, ma per favore che si evitino in campo regali di qualsiasi tipo. La maglia biancorossa è ormai stata vituperata in ogni possibile maniera, ma che almeno si rispetti il campionato. Tuttavia, è bene non dimenticare che siamo in Italia e certi appelli (che comunque è sempre bene rimarcare) spesso cadono nel vuoto.

    Il problema, per tornare al futuro del club, è che non sembra raccogliere eccessivi entusiasmi nemmeno la prospettiva di ridare al Bari la sua dimensione e la sua dignità. Pare ormai scontato che la famiglia Matarrese non sia nella possibilità di proseguire senza sostegni la gestione della società. Tuttavia, i vari approcci condotti finora per allargare la compagine sociale ad altri imprenditori non è che abbiano prodotto mirabilie. Si porta avanti una trattativa che, si spera, potrà pure produrre effetti, ma che dà la netta impressione di non essere sorretta dalla suddetta passione. Già, perché al di là degli imprescindibili interessi economici, il calcio si fonda su una buona dose di rischio.

    A volte bisogna saltare nel buio per vivere un'avventura che forse non conferirà chissà quali guadagni, ma certamente garantisce emozioni forti. Qui, invece, domina la prudenza. Nessuno pare davvero elettrizzato all'idea di portare in alto una grande piazza del Sud che, peraltro, nella sua storia non ha mai vinto nulla. Chi dovesse riuscire a far varcare al Bari i confini nazionali diverrebbe una leggenda. Eppure, forse di questi tempi nemmeno l'immortalità è un ideale che 'tiri' in modo particolare. Fin troppo scontato che un tale contesto distrugga la passione (intesa come sentimento pulsante) dei tifosi baresi. Di un intero popolo che in tutti i modi ha dimostrato di possedere le carte in regola per sognare in grande.

    Sarebbe bello trovare una risposta ad un drammatico interrogativo: ma che cosa hanno fatto di male i baresi per meritarsi di mangiar polvere spesso e volentieri? L'ultima beffa è non avere nemmeno la certezza dell'iscrizione al prossimo campionato. Pazzesco, dopo due anni sì di ingenti spese, ma pure di lauti introiti. La speranza è che questa brutta storia abbia un termine. Che si ponga fine alle sofferenze. E che anche le ambizioni di un'intera città possano presto celebrare la loro resurrezione.

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