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  • Barimania:| Le risposte datele in campo

    Barimania:| Le risposte datele in campo

    Nella depressione generale che attanaglia Bari da oltre due mesi ormai, accade che ci sia qualcosa che fa più rumore delle sconfitte. Sperando che quella di perdere puntualmente non sia diventata una realtà cui fare l'abitudine, nelle ultime ore ha destato grande attenzione lo sfogo di Almiron. L'argentino ha rispedito al mittente le varie calunnie riguardanti il suo rendimento in campo, la sua vita privata, la presunta volontà di cambiare aria fin da gennaio. E ha fatto bene. Perché dietro il calciatore, c'è sempre l'uomo ed una famiglia che merita rispetto. Ha parlato con cuore e trasporto, Almiron. Manifestando coraggio ed attaccamento alla maglia. Sarebbe stato bello, però, che sia il sudamericano, sia l'intero gruppo biancorosso avesse parlato con egual passione della situazione della squadra. Che qualcuno, insomma, avesse battuto i pugni sul tavolo rimarcando l'inestimabile importanza della serie A. Troppo spesso, invece, i giocatori esprimono i loro pensieri con voce sommessa, tradendo tutte le insicurezze di un periodo nero. In momenti del genere, invece, una reazione forte avrebbe dato fiducia e compattato l'ambiente.

    Perché alla fine retrocede non solo chi dispone di valori tecnici minori rispetto al resto della compagnia, ma anche chi molla prima, chi non ci crede fino in fondo, chi si arrende alla prima avversità. L'esempio di Crespo a Parma, purtroppo, non è stato ripreso a Bari. In Emilia, quando i gialloblù giacevano sul fondo della classifica, l'argentino ha chiesto, tramite la stampa, l'aiuto della città e della tifoseria per uscire dal tunnel. Risultato: non solo il Parma ha ripreso a correre, ma lo ha fatto con un furore davvero degno di nota. E lui, Crespo, ha trascinato i compagni a suon di gol e grinta. Nel Bari, però, una figura del genere non si è ancora manifestata. Il gruppo biancorosso, per carità, è composto da tanti bravi ragazzi, ma ci vorrebbe qualcuno che li prenda per mano. Che in campo mostri l'opportuna dose di cattiveria agonistica. La squadra, invece, per ora si è ostinata nelle ricerca di un gioco che ha fatto sì le sue fortune nel passato, ma che, forse, sarà difficile da ritrovare con gli interpreti e la situazione di classifica attuale. Un concetto che, probabilmente, conoscono gli stessi giocatori, incapaci, però, di chiedere con la giusta convinzione a Ventura di cambiare spartito.

    A volte le partite si vincono pure in mischia, con la palla della disperazione. Così come non è un peccato mortale far catenaccio per difendere un risultato utile. Persino un'espulsione può essere, in taluni contesti, giustificata, se mossa dall'intenzione di gettare il cuore oltre l'ostacolo. Il Bari, invece, è troppo buono, spaurito, forse anche depresso. Non basta dichiarare che si crede alla salvezza. Occorre dimostrarlo sul campo. Anche compensando con l'ardore l'assurda emergenza che impedisce a Ventura di mettere in pratica il suo credo. D'ora in poi bisogna dare battaglia ovunque e al cospetto di qualsiasi avversario. Le risposte, quindi, è meglio darle tutte in campo. Perché si può anche perdere, ma mai ci si deve sentire battuti in partenza. Soprattutto perché la classifica è corta ed il campionato ancora lunghissimo. Perciò, animo ragazzi! Mollare sarebbe il più grave dei peccati.

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