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  • Beneventomania: non ci resta che piangere

    Beneventomania: non ci resta che piangere

    • Massimiliano Mogavero
    Non chiamatela sfortuna, non chiamatela casualità. Se dopo due settimane di lavoro intenso a preparare la partita della vita, la risposta del Benevento è stata quella 'ammirata' contro il Sassuolo, non resta che mettersi l'anima in pace. Rassegnarsi, cioè, a una retrocessione che oggi come oggi appare inevitabile, scritta, scontata, visto che questa squadra dopo tredici giornate resta ancora inchiodata all'ultimo posto in classifica, senza aver mai dato l'impressione di poter cancellare quello zero nella casella dei punti conquistati. E il quadro è persino peggiorato nelle ultime settimane, considerato che adesso sono diventate dieci le lunghezze di distanza da una zona salvezza che ogni tanto appare come un miraggio, un'illusione generata da qualche prestazione orgogliosa contro avversari di ben altra caratura (come accaduto contro Juventus e Inter).

    Illusione che ben presto si rivela un inganno, perché poi il Benevento finisce puntualmente per sbagliare la partita che non dovrebbe sbagliare. Quella col Sassuolo è solo l'ultima di una lunga serie, visto che in precedenza la formazione giallorossa aveva offerto prestazioni deludenti pure negli scontri diretti con Crotone, Verona e Cagliari, trasformando di fatto quella che doveva essere la gara della rinascita in un terminale della malinconia. Rinviando così ad altre occasioni la svolta tanto reclamizzata alla vigilia. E' evidente, quindi, che per cambiare lo stato delle cose servirà un'impresa.

    Un'impresa, però, il Benevento l'ha già realizzata: quella di riscrivere tutti i primati negativi dei massimi campionati europei, quella di fare meglio del glorioso Manchester United. In più di un secolo di calcio, nelle principali leghe continentali, mai nessuno aveva avuto un avvio di stagione così negativo, con tredici sconfitte raccolte in altrettante partite. Nel 1930 i Red Devils si fermarono a dodici, un record che la Strega ha superato grazie alla sconfitta patita col Sassuolo.

    Casualità? Sfortuna? Per cortesia. Tutto quello che sta accadendo non è altro che il frutto della presunzione e della confusione con cui il Benevento ha approcciato a una categoria così difficile. Con un presidente che, ad esempio, crede di poter vestire pure i panni del direttore generale e quelli del direttore sportivo, con un allenatore (anzi, due) che pensa di poter applicare i principi di gioco del guardiolismo con un organico povero sul piano tecnico, con un portiere che pensa di poter giocare da regista aggiunto, un difensore pallavolista, un centrocampista di contenimento che improvvisamente si sente fantasista... L'elenco sarebbe lungo, il dato di fatto però è uno solo: non ci resta che piangere.

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