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  • Beneventomania: ora Inzaghi tiri fuori la Strega dal tunnel in cui l'ha trascinata
Beneventomania: ora Inzaghi tiri fuori la Strega dal tunnel in cui l'ha trascinata

Beneventomania: ora Inzaghi tiri fuori la Strega dal tunnel in cui l'ha trascinata

  • Massimiliano Mogavero
Continua la lenta ma inesorabile discesa verso gli inferi del Benevento. Per ora ancora fuori dalla zona retrocessione, ma la crisi d'identità e di risultati in cui è piombata la formazione giallorossa ha incupito parecchio la classifica, a tal punto da far avvicinare troppo i sanniti al fuoco della retrocessione diretta. Una crisi che si impregna nei numeri: sei sconfitte nelle ultime undici partite, tre nelle ultime quattro, secondo peggior attacco del campionato e seconda peggiore difesa, oltre a un rendimento nel girone di ritorno che vede la Strega a un passo dall'ultimo posto, avendo fatto meglio solo del Crotone e del Parma in termini di punti conquistati dal giro di boa in poi. È il segno evidente che, dopo aver chiuso l'andata con 22 punti, il Benevento si è improvvisamente eclissato, perdendo una porzione essenziale della propria fisionomia. Tanto è vero che, a guardare la prestazione di ieri e quelle offerte nella prima parte della stagione, viene da chiedersi se in campo sia andata la stessa squadra. La trasformazione è netta e bisogna interrogarsi sul perché.

Facendo una premessa: i limiti di questa rosa sono noti, sul fatto che durante il mercato invernale sarebbe servito qualche innesto in più siamo tutti d'accordo, però davanti a un crollo del genere, i deficit dell'organico possono essere attenuanti, certamente non alibi. Il vero problema è che questa squadra, da un po' di tempo a questa parte, si è fatta soffocare da paure e amarezze varie che hanno smosso certezze che sembravano intoccabili. Il Benevento ha finito per avvitarsi pericolosamente sul suo disagio e ora fa fatica a scuotersi, anche dopo aver subito imbarcate come quella col Verona della settimana scorsa o quella di ieri con la Fiorentina. In questo tunnel, spiace dirlo, ce l'ha trascinato il suo allenatore che a un certo punto della stagione, dopo una prima parte di campionato passata a distanza di sicurezza dalla zona calda e dopo aver giurato che quest'anno tutti si sarebbero dimenticati del vecchio Benevento della prima disastrosa avventura in Serie A, forse perché deluso dal mancato arrivo di rinforzi, si è messo a dire che la salvezza sarebbe stata un miracolo e che il possibile ritorno in corsa di formazioni dal blasone di Cagliari, Parma e Torino lo preoccupava parecchio. 

Messaggio pienamente recepito dalla squadra che, guarda caso, ha iniziato a fare i conti con una variabile mai vista prima: l'ansia. La paura di vanificare tutto quanto di buono era stato fatto nel girone d'andata ha messo le catene ai giallorossi e annebbiato i loro pensieri, scavando dentro insicurezze sconosciute e facendo perdere a tutti quella spensieratezza e quell'entusiasmo che aveva contraddistinto il girone d'andata e che aveva permesso al Benevento di spingersi ben oltre i propri limiti. In tal senso, c'è una frase di Pasquale Foggia che merita attenzione: “E' evidente che ci sono delle difficoltà. In parte le porta la Serie A, in parte ce le creiamo noi mentalmente”. È la conferma che la tattica dice tanto, ma non tutto. Nel senso che oltre le scelte strategiche e degli interpreti, a frenare la Strega c'è una zavorra mentale di cui deve necessariamente liberarsi, sperando ovviamente che non sia troppo tardi per farlo perché la paura è un elemento complicato con cui convivere e altrettanto difficile da estirpare. In questo momento, il Benevento deve provare a mettere pulizia tra i pensieri e reagire in maniera vigorosa. E tutto deve partire da Inzaghi. 

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