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  • Berlusconi e Galliani, progetto Monza già in crisi: solo il mercato può salvarlo

    Berlusconi e Galliani, progetto Monza già in crisi: solo il mercato può salvarlo

    • Giancarlo Padovan
    Il passato è stato grande, ma purtroppo ancora non ritorna. Per lo meno non adesso e non qui, a Monza, capitale economica ed estetica dell’operosa Brianza, a due passi dal laboratorio ideologico di Arcore, da dove tutto - l’imprenditoria, il calcio e la politica - è cominciato. Ad un anno e mezzo dalla controversa cessione del Milan ad uno sconosciutissimo cinese di nome Li (“abbiamo lasciato il club in mano a persone serie”), Silvio Berlusconi - non si sa quanto istigato dal neo senatore Adriano Galliani - si è abbandonato ad una delle sue molteplici tentazioni e ha comprato il Monza, onesta serie C, tanta storia in serie B con almeno un paio di promozioni sfiorate negli anni settanta/ottanta. L’intento dichiarato è di farne una società modello, con giovani calciatori senza tatuaggi e i capelli in ordine (Berlusconi dixit), da riportare prima all’onor del mondo per poi far irrompere, senza indugio, in serie A. In teoria, potrebbero bastare tre o quattro stagioni, nella realtà servirà molto di più.

    A spasso per la città, la maggioranza degli abitanti è disposta a giurare che questa operazione, Silvio l’abbia fatta non per nostalgia del calcio, ma per investire nella zona dello stadio con il proposito di costruire albergo, ristoranti, centro commerciale e direzionale. Sarà. Al momento viale delle Industrie, che si colloca accanto al Brianteo, è un’arteria di grande scorrimento, congestionata nelle ore di punta dalle auto dei pendolari e, di notte, popolata da una prostituzione colorata e varia che richiama una periferia di passaggio, equivoca e poco illuminata. In attesa di sapere e di capire quando comincerà la bonifica, c’è una squadra che gioca un campionato nel girone B. Cominciato in un modo (tre partite altrettante vittorie) e continuato in un altro, cioé peggiorando decisamente risultati e prestazioni.

    Il declino è coinciso proprio con l’avvento di Berlusconi (presidente onorario) e Galliani (amministratore delegato). Dal 28 settembre, giorno del closing, ad oggi, il Monza ha vinto una sola volta in undici partite, raccogliendo la miseria di otto punti, segnando sette gol e subendone quindici. E’ vero che l’andamento lento è stato innescato dall’allenatore precedente, Marco Zaffaroni. Ma è altrettanto vero che il suo sostituto, Cristian Brocchi - l’uomo della Real casa - sta raccogliendo molto meno. Se, infatti, Zaffaroni aveva collezionato complessivamente tre vittorie, due pareggi e tre sconfitte (11 punti), Brocchi ha ottenuto una sola vittoria, tre pareggi e altrettante sconfitte (sei punti). Non basta. Con la nuova proprietà, il Monza non ha ancora vinto in casa: due pareggi e tre sconfitte con Ternana, Teramo e Pordenone.

    Basta questo per dire che Berlusconi e Galliani, dopo aver sbolognato il Milan senza rispetto per quello che essi stessi avevano fatto, rovineranno anche il Monza? Sinceramente non lo credo perché, nonostante io non sia esattamente un simpatizzante, sarebbe difficile negare loro, insieme alla competenza tecnica e manageriale, una certa visionarietà programmatica che ne ha accompagnato il percorso. Tuttavia, siccome “natura non facit saltus”, anche il boss e il suo fidatissimo scudiero devono pagare il tempo del noviziato. La serie C non è la serie A, ma una categoria ibrida e poco popolare, imprevedibile e scoscesa, dove non sempre vince il più forte. Il Monza attuale, tra l’altro, non lo è oggettivamente. Perché, quando è intervenuta la nuova proprietà, il mercato era chiuso e la rosa era stata costruita sulle esigenze di Zaffaroni che giocava con il 4-4-2 fisso. Brocchi, invece, ha cominciato con il 4-3-1-2 (il sistema di gioco del presidente) e, nelle ultime partite, ha derogato nel 4-3-3. Scelta necessaria perché in organico ci sono tanti esterni, come voleva Zaffaroni, e pochi centrocampisti. Gli attaccanti, poi, o sono infortunati o vedono pochissimo la porta.

    Le attenuanti, dunque, non mancano. Sarà per questo che anche l’entusiasmo continua a soffiare nelle vele della nuova dirigenza. I tifosi ortodossi non si sono schierati dalla parte di Zaffaroni quando è stato esonerato e non sono nemmeno contrari all’idea di Galliani di cambiare ragione sociale (da SS Monza 1912 ad AC Monza 1912). Per ora, e in attesa del mercato di gennaio, tranne alterare il colore della maglia, a loro va bene tutto. L’importante è che il Monza torni a lottare per la serie B con una squadra degna di andarci. L’anno scorso, sempre con Zaffaroni, arterfice pure della promozione dalla D alla C, arrivarono i play off.

    Quest’anno, nonostante la posizione di centro classifica e gli stentati 17 punti, il traguardo è per lo meno ripetibile, visto che vi accedono le prime dieci. Tuttavia, non essendoci ancora una capolista in fuga (la più attrezzata è la Ternana che deve recuperare un paio di partite) e distando la vetta “appena” nove punti, il Monza ha la possibilità anche di una clamorosa rimonta nel girone di ritorno. Due giocatori (Fossati dal Verona e Lora dal Cittadella) sono stati già presi e si allenano con il gruppo. Altri (si parla degli attaccanti Calaiò e Brighenti) arriveranno per dare alla squadra qualità, peso e spessore. Monza, per quanto un po’ algida, non foss’altro nel suo essere risucchiata da Milano, non ha smesso di attendere il tutto e subito. Ma Brocchi - l’uomo di Berlusconi e Galliani anche quando al Milan sostituì Mihajlovic - deve invertire la tendenza. Sabato, nel derby con la Giana di Gorgonzola, forse l’entità più antinomica all’idea berlusconiana del calcio, servono tre punti che, oltre alla squadra, rilancino una mission.

    @gia_pad

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