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Berlusconi e i congiurati hanno vinto. Ma ora chi pensano li possa votare?

Berlusconi e i congiurati hanno vinto. Ma ora chi pensano li possa votare?

  • Marco Bernardini
    Marco Bernardini
Il giorno più lungo per la vita della cosa pubblica italiana si è concluso in maniera sciagurata con le dimissioni, questa volta definitive del premier Mario Draghi il quale, mentre scriviamo, sta per salire al Colle dove rimetterà il mandato al presidente Mattarella.

Per inciso, ma non troppo, non si fatica ad immaginare un Capo dello Stato furibondo. Non con il presidente del Consiglio ma con la banda dei congiurati i quali hanno pugnalato alla schiena un Governo di scopo per sostenere il quale lo stesso Mattarella era stato praticamente obbligato obtorto collo. Un’incazzatura legittima e motivata anche da parte della base e cioè del popolo.

Draghi non era Dio in terra. Eppure, a differenza da chi lo aveva preceduto negli ultimi decenni da Craxi in poi, era riuscito a ridare al nostro Paese quella dignità di immagine e di sostanza (con un pil peraltro invidiabile) che aveva perduto per strada riducendosi addirittura a vestire i panni dello zimbello o della macchietta nel corso dell’era berlusconiana quando gli statisti decidevano e noi raccontavamo barzellette.

Purtroppo, per tutti noi, ciò che è accaduto in queste ore non è una barzelletta, anche se a dirigere la regia di questo avanspettacolo di infimo ordine che farà ridere l’intera Europa è stato lui, ancora lui, il vecchio e irriducibile Cavaliere. Proprio come ventidue anni fa, quando era intervenuto in maniera assurda e volgare contro Dino Zoff costringendolo alle dimissioni da ct della nazionale, ha orchestrato con i congiurati della politica da quattro soldi del centro destra il golpe che porterò gli italiani a nuove elezioni ai primi di ottobre. Un atto, quello della consultazione popolare, giusto e doveroso. Con un piccolo particolare. Votare chi e per chi, dovendo scegliere tra una banda di dilettanti e anche cialtroni?

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