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  • Berlusconi, il presidente piú grande della storia: ma al Milan non mancherà

    Berlusconi, il presidente piú grande della storia: ma al Milan non mancherà

    • Stefano Agresti
    Ha provato a resistere, a dire di no anche ai cinesi, a questi cinesi che ci dicono ricchissimi, poi l’hanno convinto: così non si può andare avanti. E finalmente ha mollato, non senza avere pensato al futuro del Milan, la sua creatura: “Ho voluto la garanzia che avrebbero investito 400 milioni in due anni”. Speriamo sia vero.

    Berlusconi lascia, finisce un’epoca. Anzi, finisce l’Epoca: se ne va il presidente più vittorioso nella storia del calcio mondiale. In trent’anni ventotto trofei, e pesantissimi: anche 5 Champions e 8 scudetti in aggiunta a Intercontinentali (3), Supercoppe europee (5), Supercoppe italiane (6), coppa Italia.

    Ognuno è ovviamente libero di avere il giudizio che ritiene più equo sull’uomo, sull’imprenditore, sul personaggio pubblico, sul politico. Anche noi abbiamo le nostre idee e ce le teniamo. Ma la grandezza del dirigente sportivo è al di sopra di ogni dubbio e di ogni perplessità, e non solo per le vittorie. Ha portato nel calcio italiano una mentalità nuova e rivoluzionaria, l’ha condizionato e ribaltato, l’ha fatto diventare una cosa diversa da quella che era. Ha cambiato questo mondo fuori dal campo, per l’atteggiamento che il suo club ha sempre avuto verso l’esterno, ma anche in campo, nonostante non fosse un tecnico (o forse sì, visto che si è sempre vantato di avere allenato - con successo, ovviamente - l’Edilnord).

    Ha avuto coraggio. Il coraggio di affidarsi a Sacchi, di mettere nelle mani di un allenatore sconosciuto campioni costati tantissimo, di pretendere che i suoi Milan giocassero sempre bene, anzi benissimo, anche nei momenti difficili in cui gli allenatori pensavano che bastasse vincere. Il risultato non era mai sufficiente a renderlo felice e anche per questo, da amanti del bel calcio, gli siamo grati.

    Prima di cedere il Milan ha resistito molto. Troppo. Quando non ha più potuto investire in modo adeguato per competere ai livelli più alti, è andato avanti come se avesse ancora in squadra Van Basten, Maldini e Kakà: chiedeva di vincere, a tutti i costi. Non si è voluto rassegnare alla nuova realtà, pretendeva dai suoi allenatori risultati umanamente irraggiungibili. Perciò gli ultimi cinque anni sono stati un declino lungo e malinconico.

    Ripensando a ciò che ha dato al Milan e a tutto il calcio, gli perdoniamo questi errori finali. Ma proprio per quanto è accaduto dal 2011 in poi, crediamo che ai tifosi rossoneri non mancherà. E’ stato il più grande, Berlusconi. E' stato probabilmente inimitabile. E’ stato, ma non lo è più da tempo. Non sappiamo cosa faranno i cinesi, di sicuro da ieri i tifosi del Milan hanno ricominciato a sognare. Come trent’anni fa, quando un elicottero atterrò a Milanello e Berlusconi scese sul prato.

    @steagresti
     

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