Pur essendo nato a Torino, Valerio Bertotto ha trascorso 13 anni della sua carriera calcistica a Udine, e nella sua autobiografia presentata martedì pomeriggio a Siena il periodo passato in Friuli occupa diversi capitoli. 'Ci tenevo a raccogliere pensieri ed episodi della mia vita, soprattutto positivi, anche se la rottura del crociato mi precluse nel '98 di andare al Mondiale - ha raccontato l'ex difensore, ospite di Radio Toscana -. Per fortuna sono uscito dal mondo del calcio perché, senza fare demagogia, la vicenda del mancato rinnovo del contratto collettivo mi ha infastidito. So che nel mondo che è stato il mio regna il denaro, ma le regole dovrebbero essere rispettate, anche in favore di quelli che sono i protagonisti autentici del gioco del calcio'.

Sabato prossimo, scongiurata la serrata del gioco del calcio, è in programma l'anticipo tra Udinese e Fiorentina. 'La squadra viola è partita con tanti problemi, soprattutto tanti infortuni, però ultimamente con la forza, le unghie ed il sudore ha tirato fuori un grande orgoglio, vincendo partite anche solo per uno a zero ma fondamentali per risalire la classifica - ha aggiunto il 37enne ex anche di Siena e Venezia -. Sono felice soprattutto per l'Udinese, che si sta riprendendo dopo un inizio difficile: il lavoro di Guidolin sta cominciando a far vedere i suoi frutti. Sanchez? Nessuno ha idea di quanto è forte, forse neanche lui, perché ha rapidità, scatto, e velocità di esecuzione. Gli manca solo la finalizzazione in zona gol, visto che già lavora tantissimo, lotta, salta, ed è un centrocampista dai piedi buoni come pochi ce ne sono in Europa. Voglio fare i complimenti a Camporese, non solo al giocatore ma alla capacità ed al coraggio di Mihajlovic, che ha dimostrato di non guardare alla carta d'identità ma al valore dei giocatori. Il calcio italiano, per una sua crescita totale, ha bisogno di elementi come Camporese'.