Bestemmie, insulti, calci e pugni: ora basta, lasciate stare il calcio femminile
Non è la prima volta che il calcio femminile italiano si macchia di episodi spiacevoli. A fine novembre l'attaccante della Juventus Cristiana Girelli, per intenderci una di quelle che a suon di gol ha portato l'Italia di Bertolini al Mondiale, a vent'anni dall'ultima volta, è stata insultata e apostrofata con commenti indecenti sulla sua forma fisica durante la sfida di campionato tra Fiorentina e Juve ("Hanno urlato che ho il culone, che sono grassa e grossa, che sono brutta come la maglia della Juventus e che sono una juventina di mer*a" disse a Sky Sport). Tutto questo nel giorno contro la violenza sulle donne. Anche in quel caso, quanto accaduto, è stato condannato, ma non basta. Due indizi fanno una prova, la spia di pericolo si è accesa. Non si può etichettare il tutto con "la mamma degli imbecilli è sempre incinta", non si può ridurre tutto a "dinamiche di campo". E ora di fare qualcosa, per davvero, è ora di lavorare seriamente sulla cultura sportiva e di punire chi sbaglia. Il calcio femminile è un'isola felice, che non ha bisogno di essere contaminata da tutto quello che di becero ruota intorno al calcio.