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  • Bestemmie, insulti, calci e pugni: ora basta, lasciate stare il calcio femminile

    Bestemmie, insulti, calci e pugni: ora basta, lasciate stare il calcio femminile

    • Federico Zanon
    E' il momento di alzare la voce, è il momento di dire basta. Così non si può andare avanti, il calcio femminile non lo merita. Non lo merita chi scende in campo, chi suda, lotta, fa dei sacrifici, si mette in gioco, quotidianamente, in un mondo nel quale il professionismo è un traguardo ancora lontano, non lo merita chi investe soldi, spesso per semplice passione, non lo meritano gli appassionati, che udite udite sono tanti, molti più di quelli che pensate. Quello che è successo sabato, in occasione della sfida di campionato tra Milan e Pink Bari deve far riflettere. E deve fare capire, a tutti, che il limite è stato superato, è il momento di darsi una calmata. E, se necessario, di prendere i giusti provvedimenti. A raccontarlo Carolina Morace, leggenda del calcio femminile azzurro e coach delle rossonere: "Sentire le bestemmie in campo è stato uno spettacolo indecoroso. Il Pink Bari ha una dirigenza ottima e competente, ma alcune loro giocatrici non hanno capito che il calcio femminile sta crescendo in tutto e devono cambiare atteggiamento. Purtroppo il Bari non è venuto a giocare troppi falli e troppi insulti verso le mie ragazze. Tutte cose che non fanno bene allo sport, al nostro calcio femminile, che è una disciplina che cerca sempre di migliorarsi".

    Non è la prima volta che il calcio femminile italiano si macchia di episodi spiacevoli. A fine novembre l'attaccante della Juventus Cristiana Girelli, per intenderci una di quelle che a suon di gol ha portato l'Italia di Bertolini al Mondiale, a vent'anni dall'ultima volta, è stata insultata e apostrofata con commenti indecenti sulla sua forma fisica durante la sfida di campionato tra Fiorentina e Juve ("Hanno urlato che ho il culone, che sono grassa e grossa, che sono brutta come la maglia della Juventus e che sono una juventina di mer*a" disse a Sky Sport). Tutto questo nel giorno contro la violenza sulle donne. Anche in quel caso, quanto accaduto, è stato condannato, ma non basta. Due indizi fanno una prova, la spia di pericolo si è accesa. Non si può etichettare il tutto con "la mamma degli imbecilli è sempre incinta", non si può ridurre tutto a "dinamiche di campo". E ora di fare qualcosa, per davvero, è ora di lavorare seriamente sulla cultura sportiva e di punire chi sbaglia. Il calcio femminile è un'isola felice, che non ha bisogno di essere contaminata da tutto quello che di becero ruota intorno al calcio. 

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