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  • Boateng: 'Nessun bianco mi ha aiutato contro il razzismo. Milan? Da troppo si parlava dell'altra squadra di Milano!'

    Boateng: 'Nessun bianco mi ha aiutato contro il razzismo. Milan? Da troppo si parlava dell'altra squadra di Milano!'

    Nel corso di un'intervista al Corriere della Sera, Kevin-Prince Boateng si racconta, partendo dal sì al Monza: "A Galliani e Berlusconi era difficile dire di no. Mi avevano aiutato a diventare uomo, avevo l’obbligo morale di ripagare la loro fiducia".

    SUI BUU RAZZITI SUBITI 8 ANNI FA SUL CAMPO DELLA PRO PATRIA - "Quei fatti mi provocarono una ferita dolorosa. Avevo fatto tanti sacrifici per giocare in una delle squadre più forti del mondo. Pensavo di essermi messo alle spalle le giornate buie vissute da bambino. Basta, non potevo più accettare comportamenti del genere. Razzismo? Il clima forse è anche peggiorato. Guardiamo a cosa succede nel mondo, all’uccisione di George Floyd. Ammazzano la gente davanti alle telecamere, anche per futili motivi. Certo, è nato il movimento ‘Black lives matter’ ma troppo poco è stato realizzato per contrastare il fenomeno".

    SUI CALCIATORI - "Nessun bianco mi ha mai detto di volermi sostenere in questa battaglia. Qualcuno si astiene per paura, altri perché ritengono sia più vantaggioso non esporsi in una vicenda che non li riguarda. Comandano i bianchi: se alzassero la voce loro, saremmo più ascoltati».

    SUL MILAN - "Sono felicissimo, era ora che tornasse l’entusiasmo fra i tifosi. Da troppo si parlava dell’altra squadra di Milano".

    SU IBRA - "Non mi stupisce, da lui ho imparato la voglia di vincere anche in allenamento. Non è mai contento, quando a Milanello sbagliava un passaggio, come a rimproverare se stesso urlava ‘Zlataaaann’. Si immagini cosa gridava agli altri".

    SUL MONZA - "La mia carriera è costellata di decisioni scioccanti. Fino a un anno e mezzo fa ero al Barcellona e ora sono in B. Potevo andare in America, ma preferisco essere felice. C’è più pressione qui che in molte squadre di A".

    SU BERLUSCONI - "Mi ha chiamato e mi ha detto ‘figlio mio, torna a casa’. Non c’era bisogno di molte altre parole".

    SU BALOTELLI - "Per me è come un fratello. Ha bisogno ancora di un po’ di tempo ma ha grandi motivazioni. Lo aspettiamo per farci vedere che grande giocatore è".

    SUI GIOVANI - "In pochi amano il calcio. Ormai è solo business: disputi una buona stagione e guadagni 5 milioni. È diventato triste, quando io ho iniziato mica pensavo ai soldi. Capisco che possa essere destabilizzante: da bambino non avevo nulla nel frigo e a 18 anni giocavo davanti a 60 mila persone. A un certo punto avevo perso l’amore per il calcio, l’ho ritrovato con De Zerbi al Sassuolo".

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