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  • Bologna, Dzemaili: 'Vi racconto Mihajlovic, dai film motivazionali all'ospedale. Piansi per la sua malattia'

    Bologna, Dzemaili: 'Vi racconto Mihajlovic, dai film motivazionali all'ospedale. Piansi per la sua malattia'

    Blerim Dzemaili e Sinisa Mihajlovic: due dei punti fermi del Bologna, salvo l'anno scorso e già a 22 punti quest'anno. Attraverso le colonne della Gazzetta dello Sport, il centrocampista racconta l'impatto del tecnico serbo: "L'anno scorso? E’ arrivato col sorriso e portando la serenità di cui necessitavamo: “Ragazzi, voi avete addosso una qualità pazzesca, non potete stare lì in basso, è assurdo”. E dal primo giorno ha dato un’idea di calcio. Ora lo posso dire: fosse arrivato un mese dopo, oggi saremmo in B. Quando venne da me, disse: ”Devi farmi la differenza, sennò sei un giocatore perso”. Mi diede una scossa e una carica pazzesche".

    SUI FILM MOTIVAZIONALI - "Mai successo nella mia carriera. Mai. Quando ci fece vedere “Il volo della fenice”, a un certo punto stoppò tutto e ci chiese: “Voi quale personaggio vi sentite in questo momento?”. In 24 su 25 rispondemmo la stessa cosa, ovvero quello più egoista che pensava solo a se stesso. Morale: non eravamo un gruppo. Cosa che nel film hanno poi fatto, riuscendo a salvarsi la vita".

    SULLA PERMANENZA ESTIVA - "Nel pranzo di fine stagione gli ho detto: “Credo che non ci vedremo più, perché immagino Il capitano rossoblù: «Le frasi, la malattia, le lacrime, la salvezza: senza di lui saremmo in B, adesso l’Europa si può» che andrai in una squadra più forte”. Lui mi salutò, senza sbilanciarsi. Col calcio che avevamo fatto, tutti pensavamo che ce lo portassero via. Luglio? E’ sempre lo stesso, scherza, allena. Nella data stabilita noi partiamo per il ritiro: primo giorno, ci dicono che ha la febbre; secondo, uguale. Al terzo, l’ufficio stampa ci dice: il mister vorrebbe parlarvi. Non sappiamo nulla. Quel collegamento via skype ci rimarrà nella mente tutta la vita. Era il 13 luglio e piansi. Sa cosa dicevamo fra noi giocatori prima di quella botta? Che con lui avremmo mangiato il mondo. Ma ci arriveremo".

    SUL BOLOGNA - "Ci dicemmo che lui per noi aveva fatto cose straordinarie: meritava la nostra serietà. Tanjga, De Leo e lo staff hanno fatto un lavoro super, ci siamo tutti stretti più forte, noi senatori abbiamo sentito una responsabilità maggiore: “Ora sta a noi: abbiamo giocato da grande squadra grazie a lui, continuiamo". In panchina a Verona? Apro internet e leggo “Stasera Sinisa sarà in panchina”. Non ci credo, poi arriva l’ora della riunione tecnica, andiamo nella sala adibita e il monitor per skype è spento. “Ciao ragazzi, sono qui: non abbracciatemi, ma sono qui, ve lo avevo promesso”. Reazioni? S’è visto di tutto. Anche se non stava bene era lì: questo è lui".

    SULLA VISITA IN OSPEDALE - "Durante il viaggio, Bigon dice: “Ragazzi, andiamo a trovare Sinisa”. Applausi. Lì, nell’andare e nel vederlo alla finestra, si è visto il volersi bene. L'intervallo di Brescia? Tramite il suo staff, ci disse anche di avere coraggio, di giocare. A me due giorni dopo disse: “Blerim, ascolta: la prossima volta non portare tuo fratello. Grazie”. Aveva ragione: avevo giocato male. Le sue capacità e credibilità sono aggreganti. Anche con lui questo ambiente è diventato una vera famiglia".

    SULL'ATTEGGIAMENTO - "Un giorno ci stiamo allenando non al meglio. Lui è in borghese. Chiama Medel. Gli parla nell’orecchio. Medel torna e comincia a giocare come sa e uno alla volta anche noi ci rimettiamo nei binari giusti: è uscito un allenamento fantastico. Ecco cosa significa una sua parola e la sua vicinanza. Poi siamo andati a vincere a Napoli".

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