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  • Bologna:| Hai perso la faccia

    Bologna:| Hai perso la faccia

    “Non bisogna mai arrivare a perdere la faccia”, dice Marco Di Vaio dopo una partita in cui al Bologna la faccia è stata strappata via di brutto, nella domenica più nera dell’anno. Come un biscotto tenuto troppo tempo nella scatola, che quando  lo tiri fuori si sbriciola; così il Bologna esce dalla sosta e si perde in mille pezzi. L’autocritica del capitano è dura, leale, quasi definitiva. “Puoi perdere in tanti modi, ma mai così”. Non cerca alibi, non è da lui. Ci va giù pesante, sa che a questo Bologna serve una secchiata d’acqua in faccia. “Sì, abbiamo sbagliato tutto – spiega Di Vaio – l’approccio, il ritmo della partita, tutto, abbiamo sbagliato davvero tutto”. Desolato, sconfortato, deluso lui per primo, che dopo la sosta si aspettava ben altro Bologna, ben altro spirito, ben altre motivazioni. “Spero che questa sia una lezione importante, che ci serva per il futuro”, continua Di Vaio, e ripeterà il concetto (“Una lezione che ci deve servire”) ben altre nove volte, davanti a taccuini, microfoni e telecamere. Perché se succede che nel giro di cinque minuti gli altri ti scherzano la bellezza di sei volte con colpi di tacco e rabone, finisce che non te l’hanno detto ma ti trovi al circo e l’orsetto da prendere a schiaffi sei tu. Succede al Boh(logna) di ieri, e succede quando la partita è già avviata verso un finale già scritto, dopo il disastro, perché si sta sul 3-0, e prima dell’acuto di Di Vaio, che ora è qui a recitare il mea culpa di gruppo. Ecco l’altro tasto che batte Di Vaio. Quello del ritmo, che non c’è stato. Il Bologna è apparso ingolfato, incapace di mettere la prima. “Sul piano del ritmo il Palermo ci ha sovrastato. Loro giocavano, noi no. Dobbiamo fare tesoro di quello che ci è successo, questa sconfitta ci deve fare crescere”. Poi il centravanti entra in un terreno di discussione che affronterà più tardi Alberto Malesani, quello dei troppi complimenti ricevuti dal Bologna ultimamente. Come dire: qualcuno si è montato la testa. Ci hanno detto che siamo bravi, e invece non ancora. “Troppo complimenti, sì. D’altronde non dimenticate che fino a qua avevamo vinto una sola partita, e al 90’. E allora? Allora bisogna stare con i piedi per terra, siamo una squadra in costruzione, che ha ancora bisogno di maturare. Qui c’è stato troppo Palermo e c’è stato pochissimo Bologna, è questo il punto. Sono sicuro che Malesani riuscirà a capire dove sono stati commessi gli errori, da parte nostra dobbiamo metterci subito a lavorare senza perdere tempo. Per vincere le partite ci vuole ben altro che questo Bologna”. Lancio lungo di Mudingayi, Di Vaio scatta partendo dalla sinistra, supera in velocità Cassani, si accentra ma poco, Sirigu esce e pensa così di aver coperto tutto lo specchio della porta invece no, c’è uno spiraglio di luce ed è lì che si infila il tiro di Di Vaio. Che ieri ha segnato di punta, come si faceva nelle partite da ragazzi. Ha segnato così perché quello era l’unico modo di fare gol. E’ il quinto gol di Di Vaio, che sta viaggiando comunque ad una buona media, la migliore nei suoi inizi di stagione con la maglia rossoblu. Quella rete è stata un’illusione, e come da manuale è durata un attimo. “Non posso essere contento di un gol segnato in una partita come questa – chiude il capitano – non siamo stati mai aggressivi, chissà dov’era la testa. Non abbiamo mai tenuto palla, noi attaccanti non abbiamo mai protetto la difesa, non siamo mai ripartiti come si deve. Tutto quello che avevamo preparato in settimana non siamo riusciti a metterlo in pratica. Il Bologna oggi è una squadra di una società all’inizio di un progetto. Ripeto: si può perdere, ma non così. E non bisogna mai arrivare a perdere la faccia”. Invece il Bologna l’ha persa, ma forse c’era un destino scritto: prima di partire dall’aeroporto Marconi di Bologna Gaston Ramirez dimentica il passaporto così fermi tutti, vanno a prendergli il documento e il gruppone parte con mezzora di ritardo. Questo succedeva sabato. Ieri invece, prima di partire dall’albergo in centro di Palermo, alla reception chiedono di chi sia quella borsina con le ciabatte dimenticate in una stanza. Indovinate? Sono di un giocatore del Bologna. Poi è normale che lo smemorato Bologna perda la faccia in campo.

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