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    Bolognamania: la B, un destino già scritto

    Bolognamania: la B, un destino già scritto

    E arrivò l’irreparabile. Anzi, l’inevitabile. Bologna retrocesso in serie B dopo sei stagioni, il finale più scontato per una società che da mesi sembrava cercare pervicacemente la serie B, per una società che non ha fatto altro che spolpare l’osso per poi arrotolarsi su sé stessa in un turbine di malagestione che ha portato ad una retrocessione che nelle ultime settimane è parsa via via sempre più scontata. Chi segue questa rubrica però sa che il destino di questo bolognetto gestito da Albano Guaraldi era già scritto da tempo: il campo non ha fatto altro che dare il suo verdetto, portando i rossoblù a retrocedere nella serie A probabilmente più scadente di sempre, con la quota salvezza ben al di sotto del punto di media a partita. Il ko contro il Catania (2 punti su 54 in trasferta prima di venire al Dall’Ara) è stata solo la ciliegina sulla torta su un’annata delirante che ha riportato il club nella serie cadetta, un bagno di sangue economico per una società che già aveva bisogno di ossigeno per i propri bilanci.
     
    L’opera era già iniziata tempo fa, quando cominciò il progressivo smantellamento della squadra che due anni fa fece 51 punti dando a Guaraldi la speranza (vana) che fare calcio fosse cosa semplice anche per un esordiente totale privo di alcuna conoscenza di quel mondo. Via Britos e Ramirez per 23 milioni complessivi, più i 4 milioni della famosa busta di Viviano ma era solo l’inizio: già quella squadra, indebolita, chiuse la passata stagione a 44 punti, con un Gilardino e un Gabbiadini in più nel motore. I due non furono confermati (con il consueto corollario di bugie presidenziali sulla vicenda del centravanti ora al Genoa), venne ceduto Taider in comproprietà per 5,5 milioni all’Inter e a fronte di una serie di acquisti discutibili la squadra pareva già pericolante, come testimoniato dalle difficoltà avute da Stefano Pioli, tecnico poi esonerato a inizio gennaio.
     
    Con l’arrivo di Ballardini le cose non sono certo migliorate, anche perché a gennaio non solo non è arrivata la punta che al Bologna serviva come il pane (8 gol dagli attaccanti: record negativo europeo) ma sono stati presi Ibson, brasiliano di buona tecnica ma dal passo balneare, e Friberg, un runner che non ha dimestichezza con gli oggetti sferici e che Ballardini non aveva nemmeno tra i 20 dvd visionati per cercare centrocampisti. Fino al 7 febbraio, quando si chiuse (dopo il tiramolla di gennaio) la cessione di Diamanti al Guangzhou: quello fu l’ultimo chiodo piantato da Guaraldi sulla bara del Bologna Calcio. Che da allora ha segnato 8 gol in 15 partite e, nonostante l’incessante sostegno del tifo, è precipitato in B con tutto ciò che ne conseguirà. Un dramma sportivo annunciato che ha un solo, vero, grande protagonista. Come ripartire? C’è una sola conditio sine qua non: non vedere più Guaraldi al Bologna. Di danni ne ha già fatti a sufficienza. 

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