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Bolognamania: la B, un destino già scritto
L’opera era già iniziata tempo fa, quando cominciò il progressivo smantellamento della squadra che due anni fa fece 51 punti dando a Guaraldi la speranza (vana) che fare calcio fosse cosa semplice anche per un esordiente totale privo di alcuna conoscenza di quel mondo. Via Britos e Ramirez per 23 milioni complessivi, più i 4 milioni della famosa busta di Viviano ma era solo l’inizio: già quella squadra, indebolita, chiuse la passata stagione a 44 punti, con un Gilardino e un Gabbiadini in più nel motore. I due non furono confermati (con il consueto corollario di bugie presidenziali sulla vicenda del centravanti ora al Genoa), venne ceduto Taider in comproprietà per 5,5 milioni all’Inter e a fronte di una serie di acquisti discutibili la squadra pareva già pericolante, come testimoniato dalle difficoltà avute da Stefano Pioli, tecnico poi esonerato a inizio gennaio.
Con l’arrivo di Ballardini le cose non sono certo migliorate, anche perché a gennaio non solo non è arrivata la punta che al Bologna serviva come il pane (8 gol dagli attaccanti: record negativo europeo) ma sono stati presi Ibson, brasiliano di buona tecnica ma dal passo balneare, e Friberg, un runner che non ha dimestichezza con gli oggetti sferici e che Ballardini non aveva nemmeno tra i 20 dvd visionati per cercare centrocampisti. Fino al 7 febbraio, quando si chiuse (dopo il tiramolla di gennaio) la cessione di Diamanti al Guangzhou: quello fu l’ultimo chiodo piantato da Guaraldi sulla bara del Bologna Calcio. Che da allora ha segnato 8 gol in 15 partite e, nonostante l’incessante sostegno del tifo, è precipitato in B con tutto ciò che ne conseguirà. Un dramma sportivo annunciato che ha un solo, vero, grande protagonista. Come ripartire? C’è una sola conditio sine qua non: non vedere più Guaraldi al Bologna. Di danni ne ha già fatti a sufficienza.