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  • Bombe e aggressioni: ora organizziamo un campionato per gli hooligans!
Bombe e aggressioni: ora organizziamo un campionato per gli hooligans!

Bombe e aggressioni: ora organizziamo un campionato per gli hooligans!

  • Marco Bernardini
Le bombe di Dortmund, con partita rinviata. Gli attacchi dei tifosi turchi a Lione, con partita ritardata. La violenta follia dei corsi contro i calciatori avversari a Bastia, con partita cancellata. Le meno eclatanti ma cadenzate risse intorno e dentro i campi di gioco dei campionati "minori" italiani. Oggi anche il sociologo Desmond Morris, autore di un saggio che fece epoca con il titolo "Le tribù del calcio", si troverebbe francamente spiazzato e dovrebbe rivisitare le sua analisi su quel che accade nei dintorni del pallone.

Nevio Scala, che ebbe modo come allenatore di frequentare il mondo del calcio in un’epoca, neppure troppo lontana, in cui la violenza dentro e fuori gli stadi rappresentava un evento abbastanza clamoroso, è stato molto chiaro. Ha detto: "Il giorno in cui il calcio verrà attaccato e intaccato dalla barbarie sarà la fine di tutto e non soltanto del pallone". Un’affermazione molto pesante al limite del tremendismo, eppure sufficientemente condivisibile. Oggi più che mai il mondo del pallone si presenta come la punta di un iceberg sotto il quale si sta incrostando e compattando il nuovo modello di una società in gravissima difficoltà morale e sempre più povera di valori che non trova di meglio se non sfogare la propria frustrazione nei luoghi e contro le persone che maggiormente possono garantire visibilità.

Il calcio, in questo senso, rappresenta la vetrina ideale per i nuovi barbari del nostro secolo i quali, essendo perlopiù soggetti che vivono ai margini in una zona nebbiosa della società civile, ritengono che l’unico modo per far sentire la propria voce e per rendersi "visibili" anche alle cronache sia quello di usare la violenza gratuita e l’intolleranza nei confronti di ogni tipologia di avversario. È chiaro che a questo punto della fiera è perfettamente inutile oltrechè sbagliato parlare di tifo o di schieramento pseudo sportivo. Ci troviamo, senza dubbio, in un terreno che merita un'analisi squisitamente psichiatrica e che impone un intervento radicalmente chirurgico per tentare di estirpare il male.

La storia non è nuova a questo tipo di fenomeno di consapevole autodistruzione. Nell’antica Roma dei Cesari e delle sanguinarie sfide dentro il Colosseo, i gladiatori venivano educati e addestrati all’odio reciproco affinchè fossero poi in grado di massacrarsi reciprocamente per l’insano godimento della plebe e per la tranquillità sociale dei nobili. Probabilmente a quell’epoca storica ha voluto fare riferimento il deputato russo Igor Lebedev la cui nazione ospiterà i Mondiali del 2018. Il rappresentante dell’oligarca Putin ha suggerito che, prima di quella data, ciascun governo europeo organizzi un "campionato" per soli hooligans i quali, una volta alla settimana e in luoghi per precisi, possano ritrovarsi testa a testa senza polizia tra i piedi e liberi di scannarsi fino a quando ne resta uno in piedi. Provocazione da fantascienza? Può essere. Ma guardiamoci bene intorno. Con tutto ciò che di bestiale e di sragionato sta quotidianamente capitando in ogni angolo del pianeta, grazie anche alla nostra colpevole indifferenza, il "massacro organizzato dei barbari" non sarebbe poi un evento così scandaloso.

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