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  • Bonucci: 'Allenerò la Juventus!'

    Bonucci: 'Allenerò la Juventus!'

    Leonardo Bonucci si vede in panchina. Il difensore della Juve e della Nazionale ha dichiarato in un'intervista al Corriere dello Sport: "Il mio sogno è quello di diventare un allenatore importante di una grande squadra, possibilmente la Juventus. Per questo sto osservando e mettendo da parte tutti i segreti dei vari allenatori che ho avuto per cercare poi di tirare fuori il meglio da me stesso. Sono tante le persone che incontro e che mi dicono 'Tu farai l'allenatore'. In verità è una cosa a cui penso già da diversi anni. Sarebbe bello continuare nel calcio così. Magari nella mia Juventus". 

    "Allegri? Una dote su tutte del mister è l'intelligenza e questo gli consente di saper gestire uno spogliatoio così importante come quello della Juventus. Ha avuto la fortuna di fare esperienza in quello del Milan, dove c'erano giocatori di un certo spessore. Non è facile governare una comunità di ventiquattro campioni. L'importante è che sentano tutti di poter essere titolari in qualsiasi partita. Il nostro conflitto superato insieme? Sì, nel calcio succedono momenti in cui ci sono tensioni. Lo stress, le partite importanti. Capita di avere delle discussioni, anche accese. Poi da persone intelligenti e mature ci si chiarisce, ci si stringe la mano e si guarda insieme in avanti, verso lo stesso obiettivo". 

    "Cosa ho provato quando ho rimesso piede nello spogliatoio bianconero? E’ stata una sensazione strana. Mi trovavo in un posto nuovo, ma era come se non me ne fossi mai andato. Questo stadio, questa squadra, questa città sono casa mia. 'Ogni viaggio ha un ritorno'. E sono tornato. Ho ritrovato le stesse facce, gli stessi luoghi, gli stessi abbracci. È bello trovarsi di nuovo in quello spogliatoio, girare la testa e vedere accanto a sé Chiellini e Barzagli. La BBC è amicizia, è esperienza, è armonia professionale e umana. E’ sinergia, è tutto. Lo si è visto negli anni in cui abbiamo vinto insieme, giocato insieme, vissuto insieme. Noi tre e la B maiuscola che si deve aggiungere, quella del grande Gigi Buffon".

    "Quando vai via da una certezza lasci le amicizie, lasci i rapporti personali, lasci delle sicurezze. Alla Juventus ero abituato ad allenarmi tutti i giorni con campioni e con giovani di alta qualità.
    Oltre a Barzagli e a Chiellini sul campo trovavo Benatia, un gran giocatore, o Rugani che è un giovane pronto a ricoprire ruoli importanti nelle migliori difese. Lasciare tutto questo è stata una scelta difficile, presa in un momento di rabbia. Questa esperienza mi ha insegnato che nei momenti di rabbia l’istinto ci può far fare delle scelte sbagliate, o comunque non quelle che avremmo fatto a mente lucida. Erano successe delle cose, durante gli ultimi quattro mesi di Juventus uno punto zero, che mi avevano toccato a livello di orgoglio, a livello personale, intimo e non sono stato abbastanza bravo e farmele scivolare addosso. Poi, con il passare del tempo e guardandomi da fuori, sono riuscito a capire che lasciare la Juventus non era stata la scelta giusta. Perché solo qui e con questa maglia addosso riesco ad esprimere le mie potenzialità sul campo e fuori. Insieme al presidente Agnelli e al mio procuratore ho avuto la fortuna di poter costruire questo ritorno e mi sono reso conto che era l’unica cosa che volevo davvero. La Juventus è una famiglia e lo si vede da come posso parlare schiettamente anche dei momenti difficili. Quando sono tornato sono stato accolto come se non fossi mai andato via. All’interno della Juventus tutti, dal presidente al magazziniere, ti fanno sentire a casa ed è quello di cui più avevo bisogno. Nella Juve c’è rigore, serietà. E c’è una mentalità con la quale si punta tutti verso lo stesso obiettivo. Credo che questo sia il grande segreto della Juventus che è entrata nella storia, che vince e continuerà a vincere". 

    "Vincere la Champions League? A prescindere dall’arrivo mio e di Cristiano Ronaldo, la società ha costituito una rosa importante per poter combattere contro le due, tre grandi squadre a livello europeo e poter arrivare a realizzare quel sogno. E’ ovvio che avere CR7 nella squadra questo sogno lo rende più realistico e più credibile. Però chi gioca al calcio sa che è anche una questione di fortuna, di spirito di sacrificio e sicuramente di lavoro di squadra. Così abbiamo vinto sette scudetti, quattro volte la Coppa Italia e siamo arrivati fino alle due finali di Berlino e Cardiff. Ora dobbiamo proiettare noi stessi verso il sogno di portare a casa la Champions, dopo vent’anni. Cristiano è un ragazzo umile, super disponibile, uno stimolo per tutti. Quando vedi un fuoriclasse allenarsi con intensità, con la voglia con la quale si allena lui, con la costanza con la quale fa le cose a trentatré anni, dopo aver vinto cinque Palloni d’Oro, puoi soltanto ammirare e cercare di copiare. A livello di costanza, di professionalità, di presenza fisica all’interno dello spogliatoio e sul campo, Ronaldo ti può insegnare tanto. L'attaccante più forte contro cui ho giocato è Cristiano, senza dubbio. Quando ci abbiamo giocato contro, lo dimostrano i numeri, ha messo sempre in difficoltà la nostra difesa. Oppure, quando giocava nel Milan, Ibrahimovic, difficile da marcare perché possente, tecnico, spigoloso. Ce ne sono stati tanti nell’arco della mia carriera: fortunatamente sono dieci anni quasi che gioco in serie A. Posso citare Eto’o, Milito, Icardi. I grandi nomi sono sempre grandi attaccanti, difficili da marcare". 

    "Tra i difensori italiani in questi ultimi anni è molto cresciuto Romagnoli. Ha già tanta esperienza, tanta personalità. Poi Rugani che può essere, in Nazionale, il suo compagno perfetto. O Romagna che è stato qui alla Juve e potrà un giorno vestire maglie importanti e anche quella della Juventus, perché ha personalità e fisico per arrivare a grandi livelli". 

    "Le minacce ai miei figli? La voglia di rispondere a quel messaggio è nata da una esigenza che potrei definire educativa. Ne ho preso uno per parlare a tutti. Io ho vissuto un anno in cui l’insulto, le minacce facevano parte del quotidiano, schiumavano in ogni messaggio che ricevevo sui social network. Credo che sui social si vada spesso oltre i limiti consentiti nella vita normale. Chi insulta il prossimo si sente padrone e libero di scrivere ciò che vuole, pensando di non inficiare la serenità e l’esistenza degli altri. Non è uno scherzo, abbiamo visto purtroppo casi in cui le vittime di questo cyberbullismo hanno reagito in forma disperata. Io ho preso parte al video di una canzone con Benji & Fede proprio su questo argomento. Volevo far capire che le parole scritte non rimangono soltanto scritte e senza valore, ma possono essere, diffondendo veleno, pericolose per la società. Ma le persone, ne sono certo, sono migliori della rappresentazione che ne emerge dai social. Io spero solo di essere un buon padre per far capire ai miei figli cosa è giusto e cosa è sbagliato, i valori da seguire all’interno della vita nella società di oggi. Spesso sono ragazzi che riversano in rete la loro insoddisfazione personale e quotidiana. Poi magari sono gli stessi che incontri in giro e ti chiedono l’autografo. Il problema di oggi è che il social network fa vivere una dimensione immaginaria, sospesa tra il virtuale e la realtà. Mi è capitato più di una volta. Per esempio a Torino ho incontrato un ragazzo che mi ha chiesto una foto insieme, poi l’ha messa sui social prendendomi in giro. L’ho rincontrato, gliel’ho fatto presente e lui mi ha detto, candidamente: 'Ti chiedo scusa, hai ragione, bisogna portare sempre rispetto per gli altri'". 
     

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