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  • Bonucci, l'insicuro diventato arrogante: ora non lo rimpiangerà nessuno

    Bonucci, l'insicuro diventato arrogante: ora non lo rimpiangerà nessuno

    • Antonio Martines
      Antonio Martines
    Proprio nell'estate in cui sembra esserci il grande ritorno di due bandiere bianconere come Buffon e Marchisio, Leonardo Bonucci pare sul punto di dire addio per la seconda volta e definitivamente alla Juventus dopo che appena un anno fa aveva fatto carte false per poter ritornare. Leonardo Bonucci è entrato di diritto nella storia bianconera e ci resterà per sempre, tutt'altro discorso invece per quanto riguarda i cuori, dai quali sembra essere uscito definitivamente e non senza ragione. Bonucci infatti ha pagatto in modo pesante la scelta clamorosa di andarsene al Milan due stagioni fa e soprattutto certe sue dichiarazioni che, ad onor del vero, furono sempre rispettose del proprio passato, ma dalle quali traspariva evidente la sensazione di non aver rimpianti per un addio che pure aveva del clamoroso e che si consumò con il solito mezzo sorriso serafico di Leo, tutto il contrario dei lacrimoni e della malinconia che hanno caratterizzato quelli di Buffon e Marchisio.

    E cosi quando lo scorso anno decise di tornare, Leo per i tifosi bianconeri non era più quello di un tempo, ovvero quel leader carismatico e indiscusso che aveva trascinato la Juve alla conquista di ben sei scudetti consecutivi. Una volta tornato in squadra, infatti, anche il suo apporto non è stato più lo stesso. Bonucci era diventato uno come tanti altri, il che si è visto distintamente sia nella considerazione che ha avuto da parte dei tifosi, sia soprattutto nel rendimento, dove del giocatore dal carattere indomito e leonino, era rimasto solo un pallido ricordo. Del resto, da questo punto di vista anche la sua esperienza al Milan non era stata delle migliori: in maglia rossonera, non solo non si è mai confermato per quel campione universalmente riconosciuto che era, ma addirittura aveva fatto ritornare in mente il primo balbettante periodo in maglia bianconera, quando al posto di quel suo inconfondibile e beffardo ghigno c'era invece un'impressione incerta e spaurita, simile a quella di un ragazzino alle prime armi. 

    Un'esperienza talmente grigia e tendente al negativo, che quando si ripresentò la possibilità di tornare allo Stadium non se la fece scappare. Ma la Juve che decise di lasciare non c'era più, quella nella quale era tornato infatti, era una Juve che nel frattempo aveva compiuto una sorta di vero e proprio salto quantico sulla scena calcistica mondiale, caratterizzato dall'arrivo del giocatore più forte del mondo e da un livello di considerazione a livello planetario che a Torino non si vedeva da prima di Calciopoli. Non colpisce più di tanto quindi assistere a quello che sta accadendo negli ultimi giorni, dove sempre più spesso si parla di un suo possibile passaggio al PSG o al City di Guardiola. Un passaggio che potrebbe fare contenti tutti: la Juve intascherebbe una quarantina di milioni utili per portare a compimento il nuovo supercolpo legato all'arrivo di De Ligt; il giocatore cambierebbe aria, trovando nuovi stimoli in un contesto come la Premier che di sicuro non gli farebbe perdere prestigio; e Guardiola, che per Leo ha sempre stravisto dato che già nel 2016 aeva provato a portarlo al City. 

    Se quindi, come sembra, Bonucci se ne dovesse andare, di sicuro, nonostante il suo curriculum vincente come pochi, non sarà mai veramente rimpianto da nessuno: né dai milanisti che arrivarono a dedicargli uno striscione paragonandolo a Schettino, ma nemmeno dagli juventini, che pure dovrebbero amarlo, ma che evidentemente non ci sono mai riusciti. Forse perchè al di là di tutto, l'impressione principale che hanno sempre avuto di lui, era quella di un insicuro che a un certo punto si è trasformato in un arrogante troppo sicuro di sé, grazie alla costruzione psicologica che gli regalò quel leggendario istruttore di scuola guida - poi diventato suo mental coach - che risponde al nome di Alberto Ferrarini. Di lui resteranno immagini indelebili, i suoi imperiosi gol su calcio d'angolo, la testa alta e il piglio autoritario con il quale usciva palla al piede dalla propria area di rigore per impostare velocemente la manovra d'attacco, certe sue scivolate chirurgiche con le quali riusciva a fermare gli attaccanti avversari, ma soprattutto rimarrà scolpita forte nella memoria quel modo tutto particolare che aveva di esultare, quel plateale "sciacquatevi la bocca" che spesso amava sbattere in faccia ai tifosi avversari o alle telecamere. Eh sì, caro Leo! Se veramente te ne andrai dalla Juve, saranno in molti a sciacquarsi la bocca ma purtroppo non lo faranno come speravi tu.

    Antonio Martines

    @Dragomironero

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