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  • Borioni: Allegri e la svolta di Cuadrado

    Borioni: Allegri e la svolta di Cuadrado

    Mille svolte tattiche e mille sensazioni contrastanti. Il derby è sempre il derby. E quasi sempre finisce come non te l’aspetti. Con un colpo letale a tempo scaduto. Ieri Pirlo, oggi Cuadrado: il depositario della fantasia che diventa il protagonista assoluto, decisivo e vincente. Primo gol e primo mattoncino nella fin qui poco scontata storia bianconera del colombiano, addirittura iniziata - in questo caso - dalla panchina.  

    Mettiamola così: in questa sua esperienza bianconera, Hernanes non è accompagnato dalla buona sorte. Perché se è vero che, grazie a un’illuminazione dell’ultimo istante, Allegri gli aveva concesso di giocarsi finalmente una chance vera nella posizione di trequartista da lui (“non fenomeno”) preferita, passano dieci minuti e l’infortunio di Khedira lo priva subito della soddisfazione. In teoria non ci sarebbe un collegamento diretto, ma in pratica Allegri decide che senza la copertura del tedesco, è d’obbligo il cambio di modulo: Hernanes deve arretrare, il compito creativo viene affidato nuovamente a Cuadrado che entra dalla panchina, l’esperimento è già finito.


    Sarebbe stato più semplice inserire un altro mediano al posto di Khedira: Lemina o Sturaro, se non addirittura il dimenticato Rugani (!) in difesa spostando Padoin a centrocampo. Tutto molto logico, ma non per Allegri che nel dopo Sassuolo aveva inviato segnali particolarmente critici proprio nei confronti dei giovani centrocampisti, colpevoli di una mancata “assunzione di responsabilità“. E allora, via all’ennesimo rimescolamento. Torna Cuadrado e tornano le accelerazioni frenate, i dribbling che - per paura o come minimo per eccesso di prudenza - si perdono in appoggi laterali o all’indietro, a parte nella fase iniziale quando proprio sulla prima e quasi unica azione avviata in velocità, la Juventus agisce verticalmente e trova la tanto attesa prodezza di Pogba

    Il vantaggio della Juve provoca il passaggio al successivo step, quello della “gestione” ragionata. il ritmo si abbassa, la Juve attende in difesa il Toro. A Morata viene imposto di agire a sinistra, ma da centrocampista aggiunto e se non altro questo accorgimento sembra permettere a Dybala di sviluppare le sue giocate più vicino alla porta avversaria. Ma al tempo stesso, lo spagnolo perde energie. E quando nella ripresa tornerà a giocare in posizione avanzata, faticherà non poco. Fino alla sostituzione con Mandzukic e ai conseguenti gesti di stizza, ripetuti al cospetto di Allegri e all’ingresso in panchina.     

    La squadra di Ventura nel frattempo, con il passare dei minuti, conferma di avere una buona organizzazione e numerose individualità. Quando arriva il pareggio di Bovo, dopo punizione ribattuta, è come se ai punti il risultato fosse già stato acquisito. 

    Allegri non interviene se non, come detto, per giocare la carta della fisicità del centravanti croato. Ma la gara tattica è mutata, con il Toro che affonda pericolosamente sulle ripartenze. E alla fine sono fischi quando un provatissimo Dybala, attaccante, deve lasciare il campo per l’ingresso dell’esterno brasiliano Alex Sandro.

    E’ l’ultima scommessa di Allegri per dare più efficacia a Mandzukic. Sul croato si stanno accentrando le attenzioni dei difensori granata, sono sbandamenti impressionanti e scintille. L’ultima svolta tattica sul filo del tempo, quasi disperata, prima della traversa su colpo di testa di Bonucci che pare accentuare il disagio. E prima della scivolata in gol di Cuadrado. Oltre ogni ragione tattica. Gol, e lo Stadium esplode di gioia.  

    Luca Borioni

     


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