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  • Branchini a CM /1: 'Sì al mercato a ottobre. Oggi il calcio è morto: Fifa e Uefa sono piene di soldi, li mettano per salvarlo'

    Branchini a CM /1: 'Sì al mercato a ottobre. Oggi il calcio è morto: Fifa e Uefa sono piene di soldi, li mettano per salvarlo'

    • Daniele Longo
    Un grande ospite sui nostri canali social: Giovanni Branchini, uno dei più importanti e conosciuti agenti del panorama calcistico italiano e non solo, è intervenuto quest'oggi in diretta sulla pagina Instagram calciomercato.com.official. Oltre al mercato - più tardi la seconda parte dell'intervista - abbiamo avuto l'occasione di parlare di coronavirus e delle conseguenze nel mondo del pallone. "È un problema serio, per molte generazioni è un'esperienza nuova, sono paure che non conoscevamo. Come tutti gli altri, la giornata è divisa tra scrupoli e riflessioni che sorgono spontanee".



    Come sta il suo assistito Cutrone, risultato positivo al tampone?

    "Mi ha rassicurato da tempo, il decorso della malattia è stato controllato senza eccessi e sofferenza. Si è vissuta e conclusa in un modo più che accettabile".

    Che visione ha del campionato: verrà portato a termine?

    "Viviamo dei tempi in cui si è sempre proiettati verso il futuro e si cerca di dominare quello che sarà. Sarebbe opportuno riflettere su quello che è stato. Non so come si possa pensare oggi a quando riprenderà il campionato, è inutile. Non sappiamo quando riusciremo a battere il virus in modo sicuro. Sono sorpreso: nemmeno dopo questo schiaffone riusciamo a essere calmi, non sappiamo nemmeno quando potrà iniziare il prossimo campionato. Questa frenesia non ci aiuta".

    Come valuta le decisioni della Uefa?

    "Tutto è stato un po' tardivo, ma perché probabilmente non c'era una preparazione di base a un evento di questa portata. Fino a due giorni prima del rinvio degli Europei, il presidente della Uefa diceva che gli Europei si sarebbero giocati. Lo stesso vale per le Olimpiadi. Sono decisioni giuste, ma credo che si sia aspettato troppo. Mi rendo conto che ci sono interessi enormi, ma se nemmeno una disgrazia così ci fa riflettere, non so cos'altro ci debba capitare".

    Cosa pensa del taglio degli stipendi per i calciatori?

    "Inizialmente mi sono arrabbiato perché lo ritenevo intempestivo. Poi mi è stato spiegato che per alcune società quotate in Borsa esistono degli obblighi di comunicare le decisioni. Mi ero arrabbiato perché ritengo che non conosciamo l'entità finale del danno. Il principio è salvo, non è da mettere in discussione: tutti parteciperanno e faranno sacrifici per aiutare il movimento calcistico. Oggi il calcio è morto come tutto il resto, ma quando ripartirà sarà in crisi totale, servirà un contributo da parte di tutti. Spero negli enti legati al calcio come l'AIC, dovrebbe mettere ogni centesimo per salvaguardare il calcio che altrimenti rischia di sparire. Non mi riferisco a chi ha stipendi milionari, ma al 50% dei club. E a seguire Fifa e Uefa che hanno casse piene di denaro".

    Qualcuno parla di un possibile calciomercato a ottobre: che idea si è fatto?

    "Mi sembra un'ipotesi logica, ma anche questo deve andare di pari passo con le nuove date del calcio. Molte società avevano in progetto di rientrare nel proprio bilancio con cessioni entro il 30 giugno. Quest'ipotesi, ad esempio, è sicuramente irreale. Quanto sta accadendo potrebbe suggerire il buon senso di far scalare i termini per la chiusura dei bilanci. Vorrei che i dirigenti si rivolgessero alle istituzioni anche perché si capisce che bisognerà dilatare i termini per rientrare. Lo dico per il bene degli stati, perché il calcio ha grande importanza per il Pil".

    Sul nostro sito stiamo proponendo un sondaggio per eleggere l'Italiano del Millennio: per chi spende il suo voto?

    "Potenzialmente, se avesse deciso di scrollarsi di dosso la Romanità, sarebbe stato Totti. Questo forse non gli ha dato gli stimoli per tirar fuori tutte le qualità che ha comunque mostrato. A livello di carriera dico Pirlo: partito con difficoltà, bocciato a più riprese, è stato un campione, simbolo dello sportivo che lotta e ritrova la sua strada. Vorrei però sapere se il presidente della Federazione si chiede come mai un calcio come il nostro, che da sempre ha prodotto campioni, non li produca più. A pagare il prezzo di ciò sono i nostri giovani talenti, sbattuti in prima pagina e sottoposti a pressioni. Potrei fare mille nomi, a iniziare da Verratti. Abbiamo bisogno di venderli come campioni prima che lo siano". 

    A proposito del nostro sito, ha occasione di leggerlo?

    "Lo seguo, approfondisce temi, ha bravi giornalisti che esprimono commenti, anche se spesso sono in disaccordo. Uno dei problemi è che sono venuti a mancare i giornalisti, la stampa è qualcosa di consumistico, una volta era qualcosa di sacro".

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