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  • Brasile, avviso ai tassisti di San Paolo: vietato parlare di calcio

    Brasile, avviso ai tassisti di San Paolo: vietato parlare di calcio

    • Pippo Russo
    Qui non si parla di pallone, qui si lavora. È più o meno questo il senso della disposizione ricevuta dai tassisti che lavorano a San Paolo, in Brasile. Così ha stabilito il Consiglio comunale (Prefeitura, nella terminologia brasiliana) presieduto da Fernando Haddad, sindaco espresso dal Partido dos Trabalhadores, lo stesso da cui provengono i due ultimi presidenti della Repubblica brasiliana, Luiz Inácio Lula da Silva e Dilma Roussef.
    Il nuovo regolamento della materia che si appresta a entrare in vigore contiene, nella sezione relativa ai rapporti col passeggero, un articolo in cui si stabilisce che il tassista deve “evitare polemiche e situazioni che possano provocare stress nel passeggero in virtù delle passioni sportive, delle convinzioni politiche, della fede e del culto religioso, orientamenti del comportamento personale o problemi particolari della categoria”.

    Quelli elencati sono tutti temi che accendono passioni forti, e dunque a rischio di provocare tensioni nel bel mezzo della corsa in taxi. E proprio questo è il motivo che ha portato a adottare il nuovo regolamento: evitare tensioni al cliente (e al tassista, no?). E tuttavia passare dalle semplici raccomandazioni ai divieti è cosa drastica. E ha l’effetto di classificare in modo definitivo la chiacchiera pallonara come una situazione pericolosa. Davvero sono questi i problemi per chi quotidianamente viaggia in taxi?

    Natalicio Bezerra Da Silva, presidente del sindacato tassisti di San Paolo, sottolinea rischi e assurdità del nuovo regolamento. La sua opinione è stata riportata ieri dal quotidiano portoghese A Bola. Secondo Da Silva i divieti sono eccessivi, ma soprattutto hanno il difetto di partire dal presupposto che certi temi vengano tirati in ballo dai tassisti. “E se invece sono i clienti a tirarli in ballo per primi – si chiede –, noi come dobbiamo comportarci? Facciamo finta di nulla e non rispondiamo?”. Interrogativo non banale, dato che se davvero il tassista si rifiutasse di rispondere a una sollecitazione del cliente passerebbe per scortese. E ecco che a quel punto la situazione di tensione sarebbe apparecchiata, e non perché si parli di calcio ma perché non se ne parla.

    Il divieto va oltre, e proibisce al tassista d’indossare in servizio la maglia o qualsiasi altro capo d’abbigliamento che richiami un club calcistico. Il pallone deve proprio restare fuori dalle auto in servizio. E qualora i passeggeri riscontrassero un’infrazione in proposito, hanno possibilità di denunciarla a un ufficio apposito della Prefeitura. Nulla rimarrà impunito, insomma.

    E i tassinari? L’hanno presa male, ma per adesso abbozzano. Magari aspettano di vedere con quanta inflessibilità il nuovo regolamento verrà applicato, e se davvero verranno elevate sanzioni per avere osato, nel paese del calcio, parlare di calcio coi clienti. Viene da pensare a come una misura del genere possa essere accolta in una piazza come Roma, dove nove tassisti su dieci hanno la radio sintonizzata su emittenti che parlano 24 ore su 24 di Roma e Lazio. Inapplicabile, verrebbe fermato il servizio.

    @pippoevai

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