Calciomercato.com

  • Cagliari, Joao Pedro: 'Segnare in Serie A è difficilissimo. Doping? Ero innocente, su Riva...'

    Cagliari, Joao Pedro: 'Segnare in Serie A è difficilissimo. Doping? Ero innocente, su Riva...'

    Joao Pedro, attaccante del Cagliari, ha parlato al sito Globo Esporte: "Il campionato italiano è molto difficile. È un campionato molto tattico, non so se questo dà ancora più difficoltà. Cristiano Ronaldo, uno dei più grandi della storia. È difficile giocare contro le difese italiane. Stare davanti a un giocatore come lui nella classifica marcatori, mi dà la sensazione di fare qualcosa di importante. Sono a Cagliari da 6 anni. Mia moglie è italiana e mi ha aiutato con la lingua. Parlo perfettamente italiano, riesco a esprimermi bene e capire tutto. E giocare nella stessa squadra per più di cinque stagioni è un risultato importante. Sono su un’isola, distaccata dal continente. Si vive e si respira calcio. Non c’è un’altra squadra. Chi vive qui, chi è nato qui, tifa Cagliari. Qui mi sento a casa. Ho sempre l’ambizione di ottenere qualcosa di più. È una terra appassionata, molto simile al Brasile. C’è il clima tropicale e non si ha il problema del freddo come nel nord Italia. Si parla e si respira Gigi Riva. Oltre ad essere il più grande giocatore della storia di Cagliari, è il più grande della storia del calcio italiano. È la stella dell’unico titolo nazionale del club. Non è sardo, ma vive ancora qui. È l’anno del centenario, un anno importante per il club. Stiamo giocando bene e provando a fare di nuovo la storia. Sto dando importanza anche alla mia storia. Riva ha ottenuto il titolo di capocannoniere nell’anno dello scudetto del Cagliari. Sono rimasto sorpreso da quello che è successo. Non avevo fatto niente di male. Sono stato fortunato a poter provare tutto. Ma quando c’è il tuo nome accanto, la parola doping diventa una cosa molto forte. Dopo quello che mi è successo, sono andato alla ricerca di molti altri casi e, nella maggior parte di essi, la contaminazione è uno per errore del medico o per errore di terze parti. È molto difficile da digerire anche oggi. Mio figlio era ancora giovane e non dovevo spiegargli molto. In città mi sono sentito abbracciato. C’era un bambino di 10 anni che venne a dirmi che credeva in me. Anche una signora di 80 anni. Mi hanno toccato molto e posso solo ringraziarli".

    Altre Notizie