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  • Cagliarimania: Barella si è già preso l'Italia. Ma Pavoletti meritava una chance

    Cagliarimania: Barella si è già preso l'Italia. Ma Pavoletti meritava una chance

    • Mauro COssu
    L'Italia, e non solo, ai piedi di Nicolò Barella. Il gioiellino sardo è diventato grande, prima si è preso il Cagliari, ora anche la Nazionale. Un'altra prestazione da incorniciare per il classe '97 che, dopo aver brillato a San Siro con il Portogallo, contro gli Stati Uniti ha dimostrato di meritarsi ancora una volta la maglia da titolare nel nuovo centrocampo azzurro targato Mancini. Barella ha convinto tutti, anche i più scettici, anche quelli che fino a poco tempo fa dicevano "bravino, ma si trova di meglio". Di meglio, già. Provate a chiedere un po' in giro per l'Europa quanti talenti cristallini ci sono del calibro e dell'età di Nicolò, in grado di abbinare alla perfezione qualità, quantità, grinta agonistica e una dose di personalità fuori dal comune. Sicuramente qualche profilo di classe superiore c'è, ma si potrebbero tranquillamente contare sul palmo di una mano. La crescita esponenziale di Barella adesso è sotto gli occhi di chiunque, il ragazzino prodigio ha fatto il grande salto anche dal punto di vista mentale e della maturità, mettendo da parte quell'eccessiva foga che era diventata il suo punto debole. O meglio, era l'unica caratteristica che faceva storcere il naso a diversi addetti ai lavori. Barella è diventato grande, ha conquistato il popolo cagliaritano e ora anche quello azzurro.

    E Pavoletti? Per lui solo panchina nel test amichevole contro gli Stati Uniti. Una piccola delusione per il centravanti rossoblù che, senza dubbio, meritava una chance da parte di Mancini. Probabilmente più di qualche suo altro collega di reparto, perché i numeri sono sotto gli occhi di tutti: Pavoloso sta offrendo una stagione in perfetta linea con le statistiche dell'anno scorso, 6 i gol realizzati finora, la media di una rete ogni 151 minuti giocati. Lasagna, soltanto per fare un esempio, ha segnato molto meno (2 reti, una ogni 475 minuti). E anche ieri, le numerose occasioni fallite sono state la certificazione che l'attaccante dell'Udinese è sì un buon interprete del ruolo, ma non è certo il killer d'area di rigore che forse serve alla "nuova" Nazionale. E se Pavoletti, come confermano i numeri di questa prima parte di stagione, trasforma in oro ogni pallone che tocca (o quasi), allora una piccola chance in azzurro la meritava eccome. Ci sarà tempo per rifarsi, magari in vista delle prossime qualificazione ad Euro 2020, perché Pavoletti e Barella (senza dimenticare Cragno) hanno tutta l'intenzione di non fermarsi qui. E il Cagliari se li vuole tenere stretti.

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