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  • Cagliarimania: pagata cara la presunzione

    Cagliarimania: pagata cara la presunzione

    Abbiamo affrontato molte partite con troppa presunzione”. Il riassunto di un campionato in una frase. A pronunciarla, al termine della sconfitta contro con il Palermo, gara che sancito la retrocessione del Cagliari, Daniele Dessena, uno dei  rossoblù di lungo corso e per l’occasione capitano della squadra. Una frase che ha fotografato in maniera perfetta, a nostro parere, la disastrosa annata del Cagliari. Una squadra disabituata ai bassifondi della classifica, che si è accorta probabilmente troppo tardi di essere con l’acqua alla gola. E così, dopo undici anni di serie A, è arrivata una retrocessione figlia di tanti errori, tra i quali anche la presunzione. La presunzione di una squadra partita con ben altri obiettivi (ricordiamo tutti l’entusiasmo che ha accompagnato prima il passaggio di proprietà da Cellino a Giulini e poi l’ingaggio di Zeman), di un ambiente che troppo frettolosamente parlava di Europa.

    Era opinione diffusa che una squadra costruita con un mix di giocatori esperti (Conti, Cossu, Dessena, Rossettini, Sau, Ekdal) e giovani speranze (Cragno, Ceppitelli, Crisetig, Donsah, Longo) e guidata da un allenatore spregiudicato come Zeman, avrebbe potuto raggiungere obiettivi importanti. Insomma nessuno metteva in conto un triste epilogo. Invece si sono persi tanti, troppi punti con squadre con magari non avevano il valore tecnico dei rossoblù, ma erano guidate da quella fame e quella determinazione che spesso è mancata al Cagliari.  Atalanta, Verona, Chievo, Empoli sono dei chiari esempi. Almeno dieci punti sono stati buttati al vento per aver affrontato queste dirette concorrenti con troppa sufficienza. Ora, come ha affermato Gianluca Festa, occorre chiudere nel migliore dei modi e salutare la serie A a testa alta.

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