Se Lopez non prenderà il Toro per le corna, Cellino sarà costretto a tagliare la testa al toro. Fuor di metafora, la sfida di domani contro il Torino è decisiva per il tecnico uruguaiano. Dopo tre sconfitte consecutive occorre dare un segnale di ripresa. E questo segnale ha solo un nome: vittoria. Sono almeno tre i motivi per non sbagliare: primo, ovviamente, salvare la panchina; secondo, avere la soddisfazione di battere (come è già successo due volte l’anno scorso) il suo ex allenatore Ventura, con il quale non ebbe un rapporto idilliaco; terzo, uscire da una situazione difficile che, con un risultato negativo, potrebbe diventare decisamente critica per la squadra.

Insomma domani al Sant’Elia si assisterà ad una partita che si preannuncia emozionante. Di fronte ai rossoblù ci sarà l’unica squadra che è riuscita a fermare la capolista Roma; una squadra ben organizzata ma che comunque ha solo due punti in più del Cagliari. E che ha in Alessio Cerci l’uomo in più, l’elemento fondamentale che con i suoi otto gol (tanti quanti ne ha segnati la passata stagione in trentacinque presenze) ha tolto molte castagne dal fuoco ai granata. La difesa rossoblù, sotto accusa per le recenti disattenzioni che sono costate care, dovrà essere super concentrata. Ogni minimo errore può risultare fatale. E se dietro è vietato sbagliare anche davanti occorre essere più cattivi. Dagli attaccanti ci si aspetta decisamente di più: Ibarbo deve dimostrare più concretezza, con i mezzi che ha può risultare decisivo, mentre Sau deve finalmente ritrovare confidenza con il gol.

Probabilmente Lopez domani si troverebbe più a suo agio in campo a comandare la difesa piuttosto che seduto in una panchina decisamente scomoda. Ma ora il suo ruolo è questo, e da bordo campo deve riuscire a trasmettere quella grinta e quella decisione indispensabile per uscire vittoriosi dal Sant’Elia. E per far dimenticare ai tifosi la disastrosa prestazione con il Bologna.