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Cagliarimania: via gli imbecilli (pochi) dalla Sardegna Arena. Ma anche Kean ha sbagliato

Cagliarimania: via gli imbecilli (pochi) dalla Sardegna Arena. Ma anche Kean ha sbagliato

  • Mauro Cossu
Moise Kean, il Cagliari e il caso razzismo, facciamo chiarezza. Premessa: chi scrive era presente allo stadio martedì sera e dunque porta una testimonianza diretta, non condizionata da salotti tv o altro. Partiamo dal principio: già prima della gara, durante il classico sopralluogo sul campo, tutti (ribadiamo, tutti) i giocatori della Juve sono stati sommersi da incessanti fischi da parte dei tifosi del Cagliari. Si tratta di razzismo? Per ora no, considerato che ormai è consuetudine negli stadi manifestare in questa maniera "l'odio sportivo" verso l'avversario di turno. Durante la partita si sono uditi chiari "buu" a sfondo razzista? No, almeno dalla tribuna. Chi era allo stadio - e ci sono innumerevoli testimonianze - non ha avvertito nulla che potesse essere descritto come l’ennesimo episodio di razzismo: la dimensione reale, dagli spalti, non era di portata neanche lontanamente tale da meritare un intervento, compreso quello dell’arbitro Giacomelli. Che poi giustamente è intervenuto quando, dopo il gol di Kean, la situazione è diventata più pesante.

Ora entriamo nel dettaglio: ci sono stati dei "buu" nei confronti di Kean e Matuidi, già prima della rete del 2-0 del giovane attaccante azzurro? Sì, e lo dimostrano alcuni video amatoriali girati in determinati settori della Sardegna Arena, nonostante in presa diretta non si fossero percepiti. Ecco, anche un solo “buu” va condannato, sempre. Ma non basta una condanna, per sconfiggere il razzismo ci vuole impegno, cultura e iniziative. Il razzismo si condanna, ma soprattutto si sconfigge. E per farlo occorre aggiungere fatti alle parole. L’unico modo per combattere i razzisti (o meglio, gli imbecilli), soprattutto se come nel caso della Sardegna Arena sono una risicata minoranza, è individuarli, segnalarli ed espellerli per sempre dagli stadi. La tecnologia c’è, bisogna diffonderla e usarla in maniera efficace.

E Kean, che colpe ha? Nessuna responsabilità sull'accaduto, ma la sua esultanza provocatoria non è comunque giustificabile. Un professionista non dovrebbe mai istigare i tifosi avversari, soprattutto in trasferta e soprattutto in un contesto simile. A maggior ragione se, dal campo, avesse sentito quei pochi "buu" nei suoi confronti: l'arma migliore, durante la gara, sarebbe stata quella dell'indifferenza. Poi, a match concluso, chi di dovere avrebbe dovuto prendere i giusti provvedimenti verso quei pochi imbecilli, in modo da non farli mai più entrare alla Sardegna Arena. Esporre se stesso alla curva avversaria, sia pure senza battere ciglio, non è il miglior modo di festeggiare un gol. Ecco perché Kean ha sbagliato e, per il bene suo e di tutto il calcio italiano, ci auguriamo che questa esperienza gli serva da lezione per crescere ulteriormente e non reagire - seppur in modo silenzioso come martedì sera - di fronte alle provocazioni dei tifosi. Con la speranza che il razzismo vada in pensione una volta per tutte.

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