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  • Cagliarimania: vincere non è l'unica cosa che conta

    Cagliarimania: vincere non è l'unica cosa che conta

    • Mauro Cossu
    Ci sono voluti due episodi allo scadere per permettere al Cagliari di espugnare il "Ciro Vigorito" e tornare in Sardegna con tre punti in tasca. Prima il gol di testa di Pavoletti al 91′ e poi il calcio di rigore concesso quasi sul gong, trasformato con freddezza da Barella al 97'. Benevento ko - forse immeritatamente - e per i rossoblù è grande festa per un risultato che vale un pezzettino di salvezza. Una vittoria d'oro, su questo non ci piove, ma rimangono tante perplessità circa la prestazione fornita dagli uomini di Lopez. Il primo tempo è stato quasi imbarazzante: zero idee, poca grinta, tanta confusione. Il Cagliari non si è mai affacciato nell’area avversaria, quasi timoroso di scoprirsi al cospetto di un avversario che ormai non ha nulla da perdere, considerata l'attuale situazione di classifica. In avvio di ripresa ecco che agli occhi dei rossobù si presentano i fantasmi tanto temuti: la sassata dal limite di Brignola è una vera e propria doccia gelata. Palla sotto al sette, imparabile per Cragno, Benevento in vantaggio. Ma come accaduto nel match di andata, la forza della disperazione premia la squadra di Lopez nell'assedio finale: al 91' ci pensa ancora una volta Leonardo Pavoletti a togliere le castagne dal fuoco con un gran colpo di testa, esattamente come un girone fa. Pochi minuti dopo, quando la gara sembrava avviata verso il pari, ecco che il Var concede un calcio di rigore ai rossoblù per un tocco di mani di Sandro in piena area di rigore: Barella resta glaciale e trasforma dal dischetto come una settimana prima, regalando al Cagliari una vittoria pesantissima, ma che lascia tante ombre.

    "Vincere è l'unica cosa che conta", è stato a lungo il motto di Giampiero Boniperti, frase che "rubò" a Vincent Lombardi, storico coach del football americano. Nel calcio, però, non sempre è così. Vincere fa bene, i risultati positivi sono la vera benzina che serve per andare avanti e raggiungere gli obiettivi prefissati ad inizio stagione. Però - c'è sempre un però - salire sul gradino più alto del podio non è sempre sinonimo di appagamento. E la partita di ieri del Cagliari ne è l'esempio lampante: i tre punti sono una manna dal cielo, permettono ai rossoblù di riportarsi a distanza di sicurezza dalla zona rossa, ma la prestazione al limite dell'imbarazzante fornita dagli uomini di Lopez deve far suonare il classico campanello d'allarme. Vero, in Serie A non esistono partite semplici, anche quando si gioca con l'ultima in classifica. Ma quello che preoccupa maggiormente è la mancanza di idee, di personalità e di carattere in partite dove ci si aspetta il salto di qualità, dove ci si aspetta che il Cagliari prenda in mano le redini del gioco senza alcun timore, come aveva chiesto lo stesso tecnico uruguaiano alla vigilia della trasferta in Campania. Tutto questo non si è visto, se non negli ultimissimi minuti di gara. La sosta sembra arrivare al momento opportuno al fine di risolvere al meglio i problemi, rilanciando un Cagliari che ha l'obbligo di guadagnarsi la salvezza attraverso prestazioni di ben altra levatura. Perché vincere, spesso, non è l'unica cosa che conta.

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