Calciomercato.com

  • Calcio e Crisi: Nuove opportunità

    Calcio e Crisi: Nuove opportunità

    • Massimo Airoldi

    La crisi economica che sta investendo la nazione e che sta intaccando anche il calcio italiano, potrebbe rappresentare un’importante opportunità di svolta per l’intero mondo del pallone in Italia, a partire dalle squadre di paese per arrivare a quelle di serie A e B.

    In “assenza di denaro”, in regime di ristrettezza economica e in ottica Fair Play finanziario (se mai davvero venisse applicato), nascono nuovi progetti, nuove idee, orientate a fare di necessità virtù, assumendosi anche qualche rischio, a cominciare dalle scelte delle società legate agli allenatori. Si promuovono quelli della Primavera, si pesca in serie B, si puntano giovani promesse della panchina, per contenere gli ingaggi, per poter perseguire una linea di rinnovamento che difficilmente un allenatore “big” accetterebbe, perché può significare che per 2-3 anni non si vinca nulla e si stecchino gli obiettivi di stagione.

    Stramaccioni, Conte, Montella, Maran, Corini, Ferrara, Stroppa, Bergodi, sono solo alcuni nomi di giovani o giovanissimi allenatori oppure provenienti dalla serie B che stanno facendo esperienza in serie A che hanno rappresentato o rappresentano delle scommesse.

    Stesso discorso per i calciatori. Meno “campionissimi” in Italia, meno giocatori di richiamo, meno giocatori dall’ingaggio pesante, ma più possibilità per i giovani che hanno opportunità di mettersi in risalto nelle squadre e stanno trovando spazio anche nelle squadre di prima fascia, come Inter, Milan, , Napoli, Juventus e Roma: pensiamo a Giovinco, De Sciglio, El Shaarawy, Insigne, Pogba, ma anche ad altri calciatori che militano in squadre come Fiorentina, Torino, Parma, Atalanta.

    Da un lato si dice che bisogna puntare sui giovani, dall’altro si dice che il calcio italiano è in crisi per la mancanza di Top Player che non vedono più il nostro campionato come appetibile. L’una però esclude l’altra, cioè per vedere talenti crescere è bene che i campionissimi non siano del nostro calcio per fare in modo che il giovane non cresca lentamente e oscurato dal big. Con un Bale al Milan quasi sicuramente De Sciglio non avrebbe trovato spazio, con un Ibra sicuramente il ruolo di El Shaarawy sarebbe stato più marginale, con un Drogba alla Juve, Giovinco avrebbe passato molti più minuti in panchina, con Lavezzi al Napoli probabilmente non si avrebbe avuto un Insigne in palla.

    E’ giusto che le società e gli allenatori “rischino” e diano un giusto spazio a chi c’è a disposizione, per evitare di avere dei talenti che rimarranno sempre in erba o che vengono “svenduti” ad altri più bravi a farli crescere, per poi ricomprarli a cifre importanti.

    L’Inter (che insieme all’Atalanta rappresenta per i giovani uno dei migliori vivai in assoluto), ad esempio, qualche errore di valutazione lo commise, così come tante altre squadre e sarebbe un peccato non vedere sbocciare talenti o piccoli potenziali campioncini del calibro di Destro, Andreolli, Longo, Biraghi, Crisetig, Bolzoni, Santon, troppo spesso cresciuti all’ombra di qualcun altro.

    Questi, inseriti pian piano in squadra, con un buon allenatore, possono aver modo di crescere e dare il loro apporto e contributo. Messi invece tutti insieme e mandati allo sbaraglio (come talvolta capita in Coppa Italia o in Europa League) può invece contribuire ad accelerarne la bocciatura, a rimediare una “figuraccia” poco utile per tutti, calciatori e società.

    Altre Notizie