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  • Calcio e spionaggio: dallo 'specialista' Mazzarri al 'poliziotto' Sarri, quanti casi

    Calcio e spionaggio: dallo 'specialista' Mazzarri al 'poliziotto' Sarri, quanti casi

    Spie appollaiate sugli alberi o strategicamenti piazzati su collinette antistanti campi di allenamento e meticolosamente cammuffati, pur di non farsi scoprire e provare a carpire i segreti più reconditi degli avversari. Per non parlare dei giornalisti che, in cerca di preziosi informazioni per anticipare la concorrenza circa l'undici che l'allenatore di turno avrebbe schierato, hanno ripetutamente provato a confondersi nella vegetazione. Il calcio è pieno di aneddoti di questo ma, anche nell'epoca della tecnologia e dei droni, c'è chi ricorre ancora ai metodi più tradizionali pur di strappare ai propri rivali qualche segreto. Chiedere per informazioni al neo-allenatore del Torino Walter Mazzarri, uno che prepara le partite in maniera maniacale e che per sorprendere un collega preparato come il tecnico sampdoriano Marco Giampaolo aveva mandato in avanscoperta lo stretto collaboratore Roberto Miggiano.

    IL PRECEDENTE DI PECHINO - Piazzato in un boschetto dal quale la visuale sul centro sportivo di Bogliasco era perfetta (e Mazzarri ne sa qualcosa, visto che ha allenato il Doria dal 2007 al 2009), vestito di scuro e dotato di binocolo e telefonino, ha provato a confondersi tra i semplici curiosi e tra i tifosi intenti ad osservare le ultime prove tattiche di Giampaolo in vista della partita di oggi. Ma il suo fare sospetto, il suo uso insistito del cellulare non è sfuggito ai più attenti. Una situazione che ha strappatpo il sorriso dell'allenatore della Samp, che l'ha definita "anacronistica" e che ci ha tenuto a precisare che le vere prove tattiche erano state svolte il giorno prima. Sarà pure passato di moda, eppure Mazzarri non è nuovo a questo tipo di espediente; nell'estate 2012, fece rumore a Pechino la presenza al campo di allenamento della Juventus di Conte di due "tipi sospetti", mandati in missione dall'allora allenatore del Napoli in vista della finale di Supercoppa Italiana.

    CHI DI DRONE FERISCE... - Per non parlare del caso dell'aprile 2013, quando Nitti, altro uomo di fiducia di Mazzarri, fu "pizzicato" a Pegli, sede del campo di allenamento del Genoa, e smascherato da un collega del Secolo XIX che lo aveva riconosciuto nonostante il travestimento. In tutti questi anni, il calcio si è evoluto e con esso le tecniche per riuscire a filmare le sedute; in particolare, ha fatto la sua comparsa quasi ovunque il drone, per la sua capacità di riprendere in maniera più precisa e dettagliati tutte le esercitazioni, tutti i movimenti svolti da ogni singolo giocatore, prima che divengano oggetto di analisi da parte di allenatori e match analyst. Sarri, da professionista estremamente meticoloso, si avvale di questo supporto per collaudare al meglio i propri schemi, ma è altrettanto attento nell'evitare che qualche curioso possa intercettare le sue mosse. Da qui, l'imposizione nella sede del ritiro estivo di Dimaro di proibire anche al più semplice dei tifosi di scattare foto e fare riprese video degli allenamenti. Ne sanno qualcosa due semplici appassionati che la scorsa estate furono sorpresi e allontanati dal campo addirittura dai carabinieri...

    IL DORTMUND DICE BASTA - Recentemente, all'estero hanno fatto scalpore soprattutto i casi dei brasiliani del Gremio, vincitori dell'ultima Copa Libertadores, e del Borussia Dortmund. I primi sono stati ripetutamente accusati da avversari e persino dalla stampa del loro Paese di avvalersi di droni per spiare le mosse dei propri rivali, non ultimo il Lanus finalista di coppa. Il Dortmund invece fece riempire pagine di giornale circa un anno fa quando, stanco della presenza massiccia di persone sistemate su una collinetta nelle vicinanze del centro sportivo, decise di comprare quella parte di terreno per 326.000 euro pur di scongiurare il rischio che tra i fan si nascondesse qualche spione. Il calcio cambia dunque, ma certi metodi resistono nel tempo.

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