Calcio, la Serie A non chiede soldi ma leggi nuove al governo. Intanto nasce un diverbio tra De Laurentiis, Marotta e Lotito
LE RICHIESTE - La Serie A, che con il 10% dei ricavi totali sostiene e tiene in piedi anche le Leghe di B e di C, è pronta ad investire e chiede la semplificazione in ambito burocratico per la costruzione di stadi e impianti, oltre che la revisione della Legge Melandri per i diritti tv e della Legge 91/81 sui contratti dei calciatori. Inoltre, l’abolizione del divieto di pubblicità delle agenzie di betting. Di questo si è discusso nelle riunioni di martedì e mercoledì: i club hanno stilato un documento con le richieste elencate e Dal Pino ha potuto comunicare ai presidenti la ricezione positiva da parte della FIGC.
LA DISCUSSIONE - Nel dibattere i vari temi, non è mancato qualche scambio vivace. Ad accendere la miccia è stato De Laurentiis, irritato dalle scelte di Inter e Juventus, che hanno concesso ai propri atleti di viaggiare verso l’estero. Secondo il presidente del Napoli, bianconeri e nerazzurri sarebbero in netta difficoltà qualora riprendesse il campionato, proprio perché i calciatori rientranti dovrebbero rispettare un ulteriore periodo di quarantena senza potersi allenare in gruppo. Sempre secondo De Laurentiis, sarebbe proprio questo fattore a determinare le posizioni di bianconeri e nerazzurri, proiettati verso l'interruzione del campionato in corso, a suo modo di vedere, per evidenti difficoltà nella gestione dei casi di cui prima. L’amministratore delegato dell’Inter ha però voluto spegnere la polemica rassicurando in merito e spiegando come secondo pareri medici raccolti non ci sarà nessuna quarantena da osservare. La chiosa è stata di Lotito, che ha spiegato come il nuovo decreto risolva la questione sul nascere dato che nessuno potrà più lasciare il paese.